L'accordo "storico" sul Recovery fund è "un'opportunità unica di rilancio" per l'Italia che riceverà in dote circa 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti: il 10% delle risorse della Recovery e Resilience Facility potranno essere anticipate come prefinanziamento nel 2021 e sarà possibile includere anche le spese a partire da febbraio 2020 se coerenti con gli obiettivi previsti dallo strumento. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, sottolinea quella che definisce "la novità assoluta" dell'intesa raggiunta al vertice europeo dopo un lungo negoziato.
Anticipo 10% risorse e dentro anche le spese 2020
Nell'accordo, spiega Gualtieri, "è passato un articolo che consente di anticipare il 10% delle risorse" e un altro che permette di "considerare per questo progetto, purché coerenti con il programma generale, anche le spese fatte a partire da febbraio di quest'anno". Ciò significa che anche le spese sostenute per le misure anti-Covid a partire da febbraio potranno essere incluse nel piano di rilancio che l'Italia si appresta a presentare in autunno.
Piano di rilancio dell'Italia a ottobre
"Siamo al lavoro già da tempo - sottolinea il titolare dell'Economia - per elaborare un piano di rilancio incisivo che sostenga la ripresa ma che affronti anche alcuni dei problemi storici dell'Italia per fare crescere il Paese con investimenti in infrastrutture, digitalizzazione, contrasto ai mutamenti climatici, innovazione. Stiamo definendo un piano preciso e dettagliato che vogliamo essere tra i primi a presentare, già a ottobre, in modo da poter partire subito con un grande rilancio dell'economia italiana".
Risultato storico che rafforza il governo
Per il ministro, l'intesa raggiunto a livello europeo rappresenta "un risultato straordinario" grazie al quale il governo "esce rafforzato e anche la leadership del presidente Conte che ha giocato un ruolo decisivo in questa partita". "Siamo di fronte davvero a un risultato storico per l'Italia e l'Europa e questo governo - osserva Gualtieri - ha il merito di aver creduto caparbiamente fin dall'inizio che occorreva un salto di qualità di fronte a una crisi senza precedenti. Abbiamo ottenuto un risultato che nessuno immaginava possibile solo pochi mesi fa".
"E' stato un negoziato molto duro, molto difficile, ma alla fine ha prevalso la posizione che non è tanto quella dell'Italia ma della ragionevolezza e del diritto europeo. Ci siamo battuti per un principio fondamentale per l'Europa - rivendica quindi il ministro - spetta alla Commissione gestire le risorse e nessun Paese puo' avere diritto di voto sui pagamenti agli altri Paesi".