AGI - Il governo, in queste ore, sta studiando nei dettagli la proposta giunta ieri sul tavolo del Mit dal Cda di Autostrade per l'Italia per il futuro della società. In attesa del Cdm di martedì, restano tuttavia le differenze di vedute tra i partiti della maggioranza di governo. Se per il Pd l'aumento dell'offerta di Aspi a 3,4 miliardi di euro è una proposta accettabile, il M5S resta fermamente contrario a una presenza della famiglia Benetton - anche se in minoranza - nell'azionariato della concessionaria. Proprio a questo proposito oggi Gianni Mion, presidente di Edizione, la holding della famiglia Benetton che è il primo azionista di Atlantia, ha detto all'AGI che dall'azienda "è arrivata una proposta seria" pur dichiarandosi "non ottimista" sull'esito della vicenda. I due gruppi, ha tenuto a sottolineare il manager, "hanno fatto un grande sforzo, anche professionale" ora "non resta che aspettare".
La proposta di autostrade
Complessivamente la proposta di Aspi vale 11 miliardi (3,4 miliardi piu' 7,5 miliardi di investimenti nei prossimi 4 anni) e prevede un taglio di almeno il 5% delle tariffe, indennizzi a Genova, maggiori controlli sulla rete, un'accelerazione sugli investimenti, una manutenzione straordinaria. A inizio giugno Aspi aveva offerto 2,8 miliardi di euro e il governo l'aveva bocciata. Dei 3,4 miliardi, 1,5 saranno per il taglio delle tariffe, 700 milioni aggiuntivi per la manutenzione e 800 milioni per Genova. Per quanto riguardo la governance della nuova società, i Benetton hanno detto di essere pronti a scendere in Aspi e quindi a non comandare piu'.
Oggi Atlantia ha l'88% di Autostrade e se l'intesa andrà in porto la quota potrebbe ridursi al 30% o, addirittura, ipotizzano alcune fonti, al 15%. Il meccanismo per cui si arriverà a questo punto non sarà una vendita ma un aumento di capitale di Autostrade pari a circa 3 miliardi di euro per fare entrare Cdp, F2i, Poste Vita e alcune casse previdenziali. Le risorse fresche permetterebbero alla società di fare quegli investimenti necessari ad ammodernare la rete. L'unico ostacolo ancora presente è rappresentato dal decreto Milleproroghe che prevede il taglio del risarcimento in caso di revoca da 23 a 7 miliardi e il subentro di Anas. Il provvedimento ha provocato il downgrade della società e l'impossibilità di finanziarsi sul mercato. Per Aspi la norma (art.35 del Milleproporghe andrebbe rivista) andrebbe rivista per permettere alla nuova società di tornare a finanziarsi sul mercato. D'accordo anche le banche che hanno prestato circa 10 miliardi alla concessionaria e che, in caso di revoca, avrebbero difficoltà a recuperare i crediti.
Le posizioni politiche
Per la senatrice M5s Barbara Lezzi il governo deve rifiutare la proposta di Aspi ed è "doveroso" che sia resa nota la posizione che prenderà ciascun ministro in Consiglio dei ministri martedì. "Il Movimento ha 10 ministri, il Partito Democratico 7, Italia Viva 2, Leu 1 e in piu' ci sono la ministra Lamorgese e il ministro Manfredi come tecnici", evidenzia Lezzi che chiede che "sarà doveroso rendere noto il voto di ciascun ministro". Anche il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Roberto Traversi (M5S) pretende "una discontinuità netta col passato, da ogni punto di vista". Contrari a una revoca che inevitabilmente porterebbe con sè pesanti strascichi per le casse dello Stato è Italia Viva che con la ministra Teresa Bellanova evidenzia che l'importante è "decidere nell'interesse dei cittadini". Per il responsabile infrastrutture della Lega, Edoardo Rixi, "il governo continua a non decidere ma quel che è piu' grave è che l'esecutivo è solo concentrato sulla governance di Aspi e sul futuro societario, trascurando il vero obiettivo: il risarcimento dei danni alla Liguria per il crollo del ponte Morandi in termini di opere compensative e di diminuzione dei pedaggi". La presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini mette in guardia infine sulla nazionalizzazione della società perchè, sostiene, "avrebbe troppe incognite".