AGI - I Paesi membri dell'Unione europea sono divisi sul Recovery Fund, il fondo per la ripresa messo sul piatto dalla Commissione per aiutare gli Stati alle prese con la crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus. Nel programma, che deve ottenere il sostegno di ogni capitale europea, i fondi sarebbero raccolti sui mercati direttamente dalla Commissione europea tramite obbligazioni garantite dal bilancio comunitario e verrebbero resi disponibili ai Paesi più bisognosi sotto forma anche di sussidi, e solo di non prestiti.
Il fronte "Visegrad"
Il fronte dei contrari abbraccia oltre ai cosiddetti Paesi 'frugali' (Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia), anche i Paesi Visegrad (V4: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), con l'Ungheria in testa. I primi ministri dei Paesi del Gruppo Visegrad chiedono una convergenza sul Recovery Fund integrato nel nuovo bilancio pluriennale dell'Unione europea proposto dalla Commissione per far fronte i problemi economici innescati dalla crisi del Covid-19. Lo ha riferito il premier polacco, Mateusz Morawiecki, dopo il vertice a quattro a Lednice, in Moravia, che si è tenuto giovedì scorso.
A eccezione della Polonia, che ha recentemente visto un picco nei casi di Covid-19, i Paesi V4, avendo imposto le restrizioni in modo tempestivo, sono riusciti ad arginare quasi da subito i contagi. Più scettici rispetto alla proposta di Bruxelles restano i Paesi frugali. Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, che hanno espresso fin dall'inizio una forte opposizione al piano straordinario dell'Ue, hanno ottenuto una riduzione dei loro contributi al bilancio 2014-2020 rispettivamente di 130 milioni di euro, di 695 milioni e di 185 milioni di euro. Tali 'sconti' non verrebbero necessariamente trasferiti al prossimo bilancio, che deve ancora essere finalizzato.
Gli orientamenti politici
Ecco schematicamente gli orientamenti politici dei quattro Paesi e le relative posizioni sul Recovery Fund.
Polonia
Premier Mateusz Morawiecki. Nazionalista conservatore. Maggioranza: partito nazionalista conservatore PiS. La Polonia, insieme alla Slovacchia, si è rivelata più conciliante sul fondo rispetto all'Ungheria e alla Repubblica ceca, che detiene la presidenza di turno V4. "I Paesi dell'Ue più ricchi dovrebbero pagare di più nel bilancio dell'Unione sulla scia della ripresa economica", ha affermato il primo ministro Morawiecki dopo il vertice in Moravia. La Polonia, ha aggiunto, "sta spingendo fortemente in questa direzione. Non dovrebbero esserci sconti nel bilancio dell'Ue per quei Paesi che sono più ricchi".
Ungheria
Premier Viktor Orban. (Ufficialmente Ppe, cioè Cristiano democratico. Di fatto, nazionalista conservatore). Maggioranza: Fidesz. Fervente critico della Ue, il premier Orban ha affermato che il fondo è "filosoficamente abbastanza lontano da ciò che gli ungheresi pensano del mondo" e che "finanzia i ricchi con i soldi dei poveri". Il premier danubiano ha più volte detto che considera il meccanismo che sta alla base dell'intervento "assurdo e perverso". Ma ultimamente ha ammorbidito la sua posizione e ha dichiarato che l'Ue ha bisogno di "soluzioni eccezionali in una situazione eccezionale" (per poi sottolineare "anche se rabbrividisco al pensiero"). E ha detto: "Siamo disposti ad accettarlo, ma deve ancora essere elaborato".
Repubblica Ceca
Premier Andrej Babis. Liberale. Maggioranza: liberale (il partito di Babis ANO) e socialdemocratici. Sul fronte della modalità di assegnazione dei fondi, "penso che il criterio principale debba essere il crollo del Pil (per ogni Stato membro) - ha dichiarato il primo ministro ceco Babi - che deve essere valutato all'inizio del prossimo anno".
Slovacchia
Premier Igor Matovi. Ppe. Maggioranza: Cristiano-democratici, conservatori e sovranisti. "Vogliamo inviare un segnale insieme... che dovremmo essere onesti", ha detto ai giornalisti il primo ministro slovacco Igor Matovi dopo la riunione di giovedì. "Dovremmo evitare - ha spiegato - una situazione in cui un Paese con più o meno la stessa popolazione e più o meno lo stesso Pil pro capite che si trovi in Europa meridionale trarrà vantaggio dal programma molto più di un paese dell'Europa centrale".