AGI - Il calo del 9,3% degli occupati a tempo pieno stimato per il 2020 dall'Istat "è un'enormità, che tradotta fa oltre due milioni di posti di lavoro persi". E' quanto sottolinea il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, che in un colloquio con l'AGI avverte: "È molto più complesso far riprendere l'intero mercato del lavoro con un calo cosi' drammatico di posti, piuttosto che far risollevare il Pil dal crollo - comunque drammatico - stimato".
Far riprendere il mercato del lavoro a fronte di un calo di oltre 2 milioni di posti di lavoro come stimato dall'Istat è per l'economista molto complesso. E ragiona: "Quando un posto di lavoro viene perso non è detto che poi un aumento del Pil ricreerà lo stesso posto di lavoro; può portare infatti a creare un altro posto di lavoro o può creare nessun altro posto di lavoro perché magari il Pil cresce in settori che non hanno grande domanda di occupazione".
Il +4,1% l'anno prossimo non basta
Inoltre, prosegue nell'analisi, se è vero che per quest'anno l'Istat prevede un calo degli occupati del 9,3% la crescita ipotizzata per l'anno successivo è del 4,1%, "quindi - osserva - non torniamo certo ai livelli pre-Covid, anzi siamo distanti". Perché, è la riflessione, se si perdono 2 milioni di posti di lavoro e poi la crescita di 4 punti ne fa recuperare circa 900.000, "vuol dire che lasciamo per strada più di un milione di disoccupati".
È un dato questo che per Seghezzi deve far interrogare molti e che ha "un impatto politico talmente grande che la politica non dovrebbe occuparsi d'altro". E conclude: pensare a una ripartenza oggi non può prescindere da "un'economia che si rilanci soprattutto per generare occupazione. È questo ciò di cui abbiamo davvero bisogno".