AGI - È terminato il vertice tra il premier Conte, i capi delegazione della maggioranza e i ministri Patuanelli e Gualtieri per definire l'iter degli Stati generali e l'avvio del percorso per arrivare al 'Recovery plan'. Il premier Giuseppe Conte, aprendo la riunione, ha proposto di far cominciare gli Stati generali venerdì pomeriggio ma già da domani il presidente del Consiglio preparerà l'appuntamento che si terra' a villa Pamphili.
Il programma non è ancora definito ma Conte dovrebbe incontrare prima i ministri e i rappresentanti della maggioranza, poi venerdi' l'opposizione per una tre giorni che si concluderà lunedi' con l'incontro con le parti sociali.
"Se ci presentiamo con una bozza di idee Cgil e Confindustria avranno l'occasione di attaccarci", taglia corto un dirigente del Pd. Il partito democratico ha dato il via libera agli Stati generali "ma - osserva un 'big' dem - serve un percorso chiaro che non si puo' ridurre in poco tempo. E bisogna chiudere sui nodi sul tavolo".
Gli altri nodi ancora aperti
Non sarebbe ancora deciso neanche il giorno dell'avvio del percorso, con il Pd che è in pressing "per una svolta" che eviti fughe in avanti ed errori. Fonti parlamentari della maggioranza non escludono neanche l'ipotesi di uno slittamento alla prossima settimana. La decisione arriverà questa sera al vertice anche se, secondo quanto apprende l'AGI, gli Stati Generali dovrebbero partire venerdi' pomeriggio.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha sottolineato soprattutto la necessità di affrontare i nodi sul tavolo, dall'ex Ilva al dossier su Autostrade. Crisi aziendali che preoccupano lo stato maggiore dei dem nel momento in cui non è neanche chiaro quale sarà l'atteggiamento del nostro Paese sugli aiuti in arrivo dall'Unione europea.
Il dibattito politico è ancora sull'utilizzo del Fondo Salva Stati. Pd, Iv e Leu sono per servirsi del Mes subito e hanno la sponda nel centrodestra di Berlusconi ma i pentastellati ancora fanno muro. Questa sera avrebbe dovuto esserci una conference call dei ministri M5s ma è possibile che slitti, mentre questa mattina Di Maio ha organizzato una sorta di 'Stati generali' sull'export italiano alla Farnesina.
Gli effetti del piano Colao
A mandare in fibrillazione i ministri è stato pure il piano 2020-2022 presentato dalla task force di Colao al premier Conte. In questi giorni diversi ministri hanno sentito al telefono l'ex Ad di Vodafone ma nessuno aveva letto la relazione, secondo quanto riferisce un ministro M5s. Del 'piano Colao' probabilmente si parlerà anche questa sera a palazzo Chigi.
"Il Paese ha saputo fronteggiare con decisione la crisi Covid-19. Il governo è intervenuto con sostegni economici senza precedenti a cittadini e imprese colpiti dalla crisi, anche se alcune lentezze nell'erogazione di fondi non hanno permesso di raggiungere tempestivamente tutte le persone e le imprese in difficoltà", si sottolinea nel rapporto.
La questione "tempo"
La priorità in ogni caso è legata alle modalità e alla tempistica degli Stati generali. Con il centrodestra che attacca l'esecutivo perché i lavori della kermesse sono in alto mare (al momento non si conoscono gli inviti) e con le parti sociali - da Cgil a Confindustria - che chiedono al premier di avere voce in capitolo sul 'piano di Rinascita'.
"Basta tergiversare. Basta con l'impasse sulle crisi aziendali e sul Mes", il 'refrain' nel Partito democratico. Fonti parlamentari del Pd sottolineano che comunque le decisioni sul 'Recovery plan' verranno prese più avanti, quando il quadro economico e la consistenza degli aiuti dell'Unione europea daranno la possibilità di capire come il governo potrà muoversi.
In ogni caso il Pd non arretra sulla richiesta della collegialità e sulla necessità che le decisioni vengano prese all'interno dell'esecutivo e in Parlamento. Renzi da questa 'disputa' tra Pd e palazzo Chigi resta fuori, mentre Salvini chiede a dem e M5s di staccare la spina e di portare il Paese alle elezioni.
Le prossime regionali dovrebbero tenersi il 20 e il 21 settembre (oggi è passato un emendamento di FI sul dl elezione con l'ok del Pd e l'astensione della Lega) ma anche dal Nazareno chiudono alla possibilità di un 'piano B': "Non c'è alternativa a questo governo. Nessuna contrapposizione con Conte", tagliano corto i dem.