AGI - La gestione delle risorse ittiche funziona: è giunto il momento di applicarla in modo più ampio. Ne sono convinti gli esperti dell'agenzia per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite, la Fao, che oggi, in occasione della Giornata mondiale degli Oceani ha reso noto il suo rapporto Lo Stato della Pesca e dell'Acquacoltura Mondiale (SOFIA) secondo il quale il consumo mondiale di pesce ha raggiunto il nuovo record di 20,5 chilogrammi pro capite all'anno e nel prossimo decennio è destinato ad aumentare ulteriormente, evidenziando il suo ruolo fondamentale per la sicurezza alimentare e nutrizionale globale.
Cosa dice il rapporto
Secondo il nuovo rapporto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), "lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura e la gestione efficace delle risorse ittiche sono fondamentali per mantenere questi trend". SOFIA indica che nel 2030 la produzione ittica totale è destinata ad arrivare a 204 milioni di tonnellate, un incremento del 15% rispetto al 2018, con la quota dell'acquacoltura in crescita rispetto all'attuale 46%.
Tale crescita è pari a circa la metà dell'aumento registrato nei 10 anni precedenti, il che si traduce in un consumo annuo di pesce che si prevede raggiungerà i 21,5 chilogrammi pro capite entro il 2030. "Il pesce e i prodotti ittici sono considerati non solo tra gli alimenti più sani del pianeta, ma anche tra quelli con minor impatto sull'ambiente naturale", ha detto il Direttore Generale della FAO Qu Dongyu, sottolineando che devono svolgere un ruolo più centrale in tutti i livelli delle strategie mirate alla sicurezza alimentare e alla nutrizione.
Il Direttore Generale ha inoltre indicato che il rapporto SOFIA "contiene prove sempre più evidenti che, se da un lato la gestione efficace delle risorse ittiche porta al solido ripristino degli stock ittici, dall'altro la mancata implementazione di queste misure minaccia il loro contributo alla sicurezza alimentare e ai mezzi di sussistenza. I motivi alla base dei fallimenti della sostenibilità sono complessi e richiedono soluzioni sartorializzate".
Gli stock ittici
"Secondo l'analisi di benchmark del rapporto SOFIA, circa il 34,2% degli stock ittici viene pescato a livelli biologicamente non sostenibili. Questa percentuale è troppo elevata e non sta migliorando a livello globale, anche se è bene sapere che il 78,7% di tutto il pesce sbarcato proviene da stock biologicamente sostenibili.
Inoltre, i trend relativi alla sostenibilità di molte delle principali specie stanno migliorando. Le catture di tutte le specie di tonno hanno raggiunto il livello massimo, pari a circa 7,9 milioni di tonnellate nel 2018, e due terzi di questi stock ora vengono pescati a livelli biologicamente sostenibili, un netto incremento di 10 punti percentuali in soli due anni, che conferma l'efficacia di una gestione accurata delle risorse ittiche in un settore caratterizzato da materia prima di alto valore e notevole sovraccapacità di alcune flotte di pescherecci.
"Il miglioramento, frutto dei contributi di molti parti interessate, attesta l'importanza della gestione attiva per raggiungere e preservare la sostenibilità biologica, e serve a sottolineare quanto sia urgente replicare tali approcci nella pesca e nelle regioni dove i sistemi di gestione sono insufficienti", ha detto Manuel Barange, Direttore del Dipartimento Pesca e Acquacoltura della FAO. Non sorprende che l'argomento sostenibilità sia particolarmente delicato nelle zone colpite da fame, povertà e conflitti, per le quali non c'è alternativa per soluzioni sostenibili".
Dati e numeri
Il rapporto SOFIA è ricco di dati relativi alla pesca e indica specie, regioni e tipo di cattura (in mare aperto o allevamento). Secondo le stime nel 2018 la produzione ittica globale ha raggiunto circa 179 milioni di tonnellate, con un valore di prima vendita totale stimato in 401 miliardi di dollari. I prodotti da acquacoltura rappresentano il 46% della produzione totale e il 52% del pesce destinato al consumo umano.
La Cina è di gran lunga il principale produttore, sostenuta dal suo avanzato settore dell'acquacoltura, che dal 1991 ha prodotto più cibo di allevamento acquatico rispetto al resto del mondo. Secondo il SOFIA l'espansione dell'acquacoltura continuerà, anche se a un ritmo più lento, e nel prossimo decennio il pesce d'allevamento contribuirà a incrementare la quota del consumo e del commercio.
In Africa si prevede che la produzione dell'acquacoltura crescerà del 48%, contribuendo a mitigare la prevista riduzione del consumo di pesce pro capite nel continente. L'acciuga è stata la specie più importante per la pesca marittima, sostenuta dalla forte ripresa della produzione in Perù e Cile, seguiti dal merluzzo giallo dell'Alaska e dal tonnetto striato.
La pesca di cattura nell'entroterra - notevole fonte di cibo per molti paesi con limitazioni alimentari - ha raggiunto il livello più alto mai registrato, pari a 12 milioni di tonnellate. Il consumo di pesce rappresenta un sesto del consumo di proteine animali della popolazione mondiale e oltre la metà in paesi come Bangladesh, Cambogia, Gambia, Ghana, Indonesia, Sierra Leone, Sri Lanka e diversi Piccoli Stati Insulari in via di sviluppo (SIDS).