AGI - Dopo una settimana di forte recupero a Piazza Affari, che ha visto l'indice Ftse Mib tornare sopra i 20mila punti, gli andamenti dei titoli sono diversificati e si può provare a stilare un primo bilancio su chi abbia vinto e chi abbia perso di fronte alla sfida rappresentata dalla pandemia.
I vincitori
Sul gradino più alto del podio, nonostante un calo di oltre 40 euro per azione in poche sedute, c'è di sicuro Diasorin, che vale il 43,2% più che a inizio 2020: il gruppo della diagnostica è fra quelli che hanno sviluppato test per il coronavirus e gli investitori lo hanno comprato a mani basse in queste settimane.
La medaglia d'argento va al gruppo dei pagamenti Nexi: pur restando sotto i massimi assoluti, pari a quasi 17 euro, il gruppo guidato da Paolo Bertoluzzo è fra quelli che hanno avuto un rimbalzo più vivace dai minimi ed è già tornato a quotare il 20% in più rispetto all'inizio di gennaio, complici anche le trattative per operazioni straordinarie che proseguono sotto traccia.
Tonico anche l'andamento di Recordati, che viaggia poco sotto i massimi storici toccati il 18 maggio e che comunque segna un +9,55% nel 2020, stabilmente sopra i 40 euro, oltre il 30% in più di quanto il fondo Cvc fosse disposto a pagare le azioni nel 2018, quando ne ha acquisito il controllo.
Positivo anche l'andamento della società con la maggior capitalizzazione di tutto il mercato, Enel: il titolo viaggia il 6,74% sopra la fine del 2019 ed è appena stato promosso a overweight da Barclays. Fra i vincitori, che comprendono altre due società che hanno all'interno l'azionista pubblico come Terna e Stm, entrano anche due banche, sovraperformando un settore che e' fra quelli che hanno sofferto maggiormente: si tratta di Fineco, che si sta riavvicinando ai livelli di prima dell'uscita di Unicredit, e di Ubi che, grazie anche al premio implicito nell'ops lanciata da Intesa Sanpaolo, vale comunque l'1,96% di quanto valesse il 30 dicembre 2019.
Chi ha perso
Oltre alle già citate banche, chi sta pagando il conto della pandemia sono manifattura e petroliferi. Con un calo quasi speculare al balzo di Diasorin, in fondo alla classifica si piazza Bper, che vale oltre il 43% in meno rispetto a quanto valeva a fine 2019; soltanto Saipem si avvicina a un calo di questa portata, con i titoli del settore che, oltre al Covid, hanno pagato anche le dinamiche del prezzo del petrolio, che in questo periodo ha fatto segnare diversi record negativi.
Nell'industria, nonostante il blocco totale dell'industria dell'auto, il conto più salato non lo paga Fca (-29,8% rispetto a inizio anno), ma Leonardo, che ha lasciato per strada il 32,6% del proprio valore.