Dopo mesi di indiscrezioni Leonardo Del Vecchio, il patron di EssilorLuxottica e di Covivio, nonché fra i principali azionisti di Generali, ha fatto un ulteriore passo avanti sul dossier Mediobanca. L'imprenditore, che lo scorso anno si è rapidamente portato poco sotto al 10% del capitale dell'istituto di piazzetta Cuccia, ha chiesto alla Bce, tramite Bankitalia, l'autorizzazione ad arrivare al 20%. Con questa mossa Del Vecchio diventerebbe non solo il primo socio singolo della banca, che già è, ma supererebbe anche l'accordo di consultazione, erede dello storico patto di sindacato, che ora pesa per il 12,6% circa e di cui il principale esponente è la famiglia Doris con il gruppo Mediolanum. La nuova mossa, che per ora rappresenta appunto soltanto una richiesta e che, anche se autorizzata, sarà un'opzione a disposizione di Del Vecchio e della holding Delfin, va letta, secondo quanto viene spiegato da alcuni fonti finanziarie, su due fronti.
Da un lato c'è la volontà di diversificare gli investimenti, ora concentrati su EssilorLuxottica (occhialeria) e Covivio (immobiliare), aumentando il peso della componente finanziaria, che vede una quota di spicco di Generali. Dall'altro la mossa, che, viene sottolineato, "non è ostile", vuole anche contribuire, specialmente in un momento in cui le quotazioni sono scese molto a causa della pandemia da Coronavirus, a una difesa del mondo finanziario italiano in un momento in cui Mediobanca è 'orfana' del patto di sindacato che fino agli anni scorsi di fatto blindava il controllo dell'istituto.
L'incrocio con Generali
Piazzetta Cuccia, che alla chiusura di venerdì capitalizzava qualcosa più di 5 miliardi, ha in pancia il 13% circa di Generali, di cui è il primo socio, davanti a un gruppo di imprenditori (Caltagirone, lo stesso Del Vecchio, la famiglia Benetton, i De Agostini) che pesa per oltre il 15% nel capitale del Leone. Proprio l'incrocio azionario con le Generali è uno dei temi che sono da tenere d'occhio. Fra le possibili criticità c'è infatti proprio quella del 'sommare' le quote del Leone in mano a Mediobanca con quelle dei soci privati della compagnia assicurativa, che presenta dei pericoli "anche dal punto di vista regolamentare".
Altra cosa che viene fatta notare in ambienti finanziari è come Del Vecchio non abbia sempre tenuto un atteggiamento 'coerente' da quando, a settembre 2019, è entrato a sorpresa in piazzetta Cuccia. "Non ha indicato una vera e propria strategia, ma ha oscillato fra le affermazioni fatte inizialmente, sulla necessità per Mediobanca di crescere e di essere maggiormente una 'banca d'affari', e la posizione presa dopo il nuovo piano industriale del gruppo, benedicendo una strategia in linea con quella precedente".
Altro tema che sarà verosimilmente considerato in Bce è la governance di Delfin, la holding di diritto lussemburghese che controlla gli investimenti dell'imprenditore, che rischia di essere paralizzante nel momento in cui Del Vecchio dovesse passare la mano ai figli, perché richiede che le decisioni siano prese all'unanimità.