AGI - "Abbiamo pensato troppo in termini di vendite", ha dichiarato il ceo ad interim di Renault Clotilde Delbos, annunciando che la compagnia automobilistica sta avviando una drastica cura dimagrante che la porterà al taglio di quasi 15.000 posti a livello globale, poco meno del 10% della sua forza lavoro complessiva, di cui 4.600 in Francia.
"Stiamo tornando alle nostre basi" dopo aver investito e speso troppo negli ultimi anni, spiega Delbos, la quale mette in conto risparmi per 2 miliardi di euro nei prossimi tre anni, per far fronte al crollo della domanda di auto causato dal coronavirus.
Le trattative con i sindacati
Renault, che nel febbraio scorso ha annunciato le sue prime perdite da 10 anni a questa parte, ha avviato una difficile trattativa con i sindacati, per decidere quali saranno i siti da chiudere e quelli da salvare. A questo proposito la società chiarisce che, malgrado i tagli, non rinuncerà alla Formula Uno.
"Intendiamo rimanere in Formula 1", dichiara Delbos. "Le notizie sul nuovo limite salariale in termini di investimenti - spiega - sono molto buone per noi, perche' in questo settore avevamo meno di alcuni dei nostri concorrenti che stavano spendendo molti soldi. Quindi siamo qui per rimanere in Formula Uno".
Inoltre il presidente Jean-Dominique Senard assicura che il piano di risparmio di Renault prevede la chiusura di un solo sito in Francia, quello di Choisy-le-Roi nella Val-de-Marne. "Contrariamente a quanto è stato scritto chiuderemo solo un sito entro il 2022, dei nostri 14 siti industriali in Francia, e questo è Choisy", ha detto Senard, mentre, come assicura la Cgt e l'azienda, non chiuderà la fabbrica Renault di Caudan (Morbihan), in Bretagna.
I piani di Nissan
L'annuncio di Renault arriva in parallelo a quello dell'alleata giapponese Nissan, che ha annunciato la sua intenzione di ridurre il 20% della sua capacità di produzione globale entro tre anni e di chiudere una fabbrica in Spagna. Va dunque definitivamente in soffitta il grande sogno di espansione dell'ex capo di Renault e Nissan Carlos Ghosn, già stroncato dalla magistratura nipponica e ora cancellato da questo drastico piano di austerità, che oltre alla chiusura di Choisy (260 addetti), prevede l'interruzione della produzione automobilistica a Flins, nella regione parigina, dopo il 2024, una fabbrica di 2.600 dipendenti che verrà riconvertita e riciclata.
Nel resto del mondo, il produttore a cinque marchi (con Alpine, Dacia, Lada e Samsung Motors) ha annunciato la "sospensione dei progetti di aumento di capacità previsti in Marocco e Romania". Ha detto che stava studiando "l'adattamento delle capacità di produzione in Russia e la razionalizzazione della produzione di cambi in tutto il mondo".
Si prevede pertanto che le capacità di produzione globali diminuiranno, da 4 a circa 3,3 milioni di veicoli. I risparmi previsti sono pesantissimi: 650 milioni di euro all'anno riducendo i costi fissi, 800 milioni di euro in meno in ingegneria grazie al subappalto in particolare, 700 milioni guadagnati in spese generali, marketing.
In totale si tratta di 2,15 miliardi di risparmi annuali sui costi fissi che il produttore spera di ottenere con questo piano. E quale sarà la reazione dello Stato francese, primo azionista del gruppo con il 15% del capitale? Martedì, dopo le voci sulla stampa che hanno evocato la chiusura dei siti francesi, il presidente Emmanuel Macron aveva chiesto "garanzie" per il futuro dei dipendenti.
Aveva fatto pressioni sulla Renault avvertendo che un prestito garantito dallo stato di 5 miliardi di euro non sarebbe stato firmato prima che le discussioni si svolgessero all'inizio della prossima settimana.
La Francia è volata in soccorso questa settimana d della sua industria automobilistica promettendo un grande pannello di aiuti del valore di 8 miliardi di euro. Nel momento in cui la Renault annuncia questo piano di risparmio, uno dei rivali europei, la Volkswagen tedesca ha svelato un investimento di 2 miliardi di euro per lo sviluppo nel settore elettrico in Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo. Insomma, non tutti nel comparto automobilistico reagiscono allo stesso modo.