Trump non riuscirà a rompere il monopolio dei social network. Anzi, dando loro la responsabilità sui contenuti pubblicati da terzi, li rafforzerà. Ne è convinto Carlo Blengino, avvocato penalista e esperto di diritto di Internet: "In un mondo ideale Trump, dopo l'avviso di Twitter sui suoi post, avrebbe dovuto cancellare il suo account e iscriversi a un altro social", spiega Blengino all'AGI.
"Ma non sarà così perché la comunicazione mondiale di fatto è finita nelle mani di poche piattaforme, e il loro monopolio è difficile da rompere. Di certo non si rompe dando ai social le responsabilità di editori. Così, anzi, li rende ancora più forti perché solo loro hanno la capacità tecnica e la forza per diventare controllori e responsabili dei contenuti pubblicati".
Per quanto, per Blengino, tentare di romperne il monopolio possa essere "in linea di principio un'ottima idea", la storia recente insegna che "quando si è tentato di ostacolarne il predominio con maggiori richieste per stare sul mercato, i monopoli si sono sempre riusciti ad adattare bene, a discapito dei più piccoli che avranno sempre più difficoltà a ottenere alternative valide".
Ma come si è arrivati al punto di rottura? "Questa situazione", argomenta Blengino, si è venuta a creare perché non è stato ancora risolto il paradosso del ruolo che hanno i social network: sono servizi essenziali o aziende private che sottostanno alle regole del mercato? Lo scontro tra Trump e i social ha solo fatto esplodere una situazione irrisolta. Se sono servizi essenziali va cambiata la normativa che li regola", spiega l'avvocato.
"Se invece non lo sono c'è un problema di mercato perché nelle mani di poche aziende passa tutta la comunicazione mondiale". E non ci sono alternative. Non al momento, almeno.