Covid-19, blocco degli impianti cinesi. Poi chiusura dei negozi Apple e freno della domanda di smartphone. Foxconn, mega-assemblatore taiwanese, si è trovato incastrato nel circolo vizioso della pandemia. Gli utili sono sprofondati, ma il peggio (con qualche incognita) sembra essere alle spalle. O almeno così dicono i vertici e i dati non certificati del gruppo.
L'impatto dell'epidemia
Il blocco della produzione è stata la zavorra più pesante del primo trimestre. Gli utili sono calati del 90%: 2,08 miliardi di dollari taiwanesi (poco meno di 70 milioni di dollari) contro i 19,83 miliardi di un anno fa. Meno ripida ma comunque forte è stata la discesa del fatturato, in calo del 12%, a 929,13 miliardi di dollari taiwanesi. Rispetto ai tempi della diffusione italiana, l'impatto sulle attività cinesi è stato anticipato. Già nell'ultimo trimestre del 2019, infatti, Foxconn aveva perso un quarto degli utili. Con il nuovo anno, la situazione non è certo migliorata. Da gennaio e fino all'inizio di marzo, ha dichiarato il presidente Liu Young-Way, il blocco della produzione in Cina è costato circa “10 miliardi di dollari taiwanesi”. Se la compagnia ha sede a Taiwan, infatti, la maggior parte degli impianti (compreso il più grande, quello di Shenzhen) sono nei confini del dirimpettaio asiatico.
Impianti fermi e stipendi da pagare
Con gli impianti bloccati, la società ha continuato a pagare i dipendenti. Una voce di costo pesante, com'è normale che sia per un assemblatore di queste dimensioni: Foxconn è infatti tra le prime cinque società al mondo per numero di lavoratori impiegati. Ne ha oltre 660 mila, cioè più o meno quanto Volkswagen. È chiaro quindi che, oltre al calo del fatturato ci sia stato un assottigliamento del margine operativo, sceso di un punto percentuale, al 4,5%. Ecco perché l'utile è stato colpito in maniera molto più pesante rispetto agli incassi. “Nel secondo trimestre però si tornerà alla normalità”, ha dichiarato Foxconn. Anche grazie a un rimbalzo del fatturato, che dovrebbe crescere a due cifre.
La Fase 2 di Foxconn iniziata a marzo
Le parole dei vertici sarebbero confermate dai dati mensili diffusi dal gruppo (ma, a differenza di quelli trimestrali, non certificati). A gennaio, il fatturato è calato del 12% anno su anno. A febbraio la flessione ha superato il 18%. Il quadro è stato severo fino ai primi giorni di marzo, con una progressiva ripresa già nel corso dello stesso mese, che infatti ha registrato un calo del fatturato meno corposo (del 7,7%) e un incremento rispetto a febbraio che ha sfiorato il 60%. I segnali di ripartenza sarebbero confermati da aprile: poco meno di 380 miliardi di dollari taiwanesi incassati avrebbero riportato (condizionale, perché sono dati ufficiosi) Foxconn in linea con aprile 2019. C'è ancora parecchio da recuperare, sia in borsa (il titolo ha perso oltre il 17% da inizio anno) che a bilancio: stando sempre ai dati non certificati, il fatturato dei primi quattro mesi del 2020 è inferiore dell'8,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L'incognita Apple
Il principale freno alle attività di Foxconn (il blocco degli impianti cinesi) è stato rimosso. Ma resta ancora l'incognita domanda. I tempi dell'epidemia in Europa e Stati Uniti sono differiti. E la crisi economica potrebbe mutare le scelte di acquisto. La lista dei clienti va da Acer ad Amazon, da Google a Huawei fino a Sony e Xiaomi. Ma il nome della società taiwanese è legato soprattutto a Apple. Nel primo trimestre, i telefoni della Mela hanno fatturato il 7% in meno. E, come ha spiegato Cupertino, il rosso si è fatto sentire soprattutto “nelle ultime settimane del trimestre” e ha continuato a pesare per tutto aprile. Tradotto: le vendite hanno rallentato mentre Foxconn ripartiva. E guardando avanti, ha dichiarato Apple, “l'impatto della pandemia è al momento incerto e dipenderà da fattori che sono al di fuori del controllo della compagnia”. Il peggio sembra alle spalle ma anche Foxconn ha bisogno di conferme. Perché è in questi mesi che devono uscire dalla fabbrica gli smartphone da vendere nell'ultimo periodo dell'anno, quello più ricco per il settore.