La doppia spinta contrastante che arriva sui mercati da Germania e Cina mette alla prova i listini che, a metà giornata, sembrano reggere bene l'impatto. Nonostante i pessimi dati macroeconomici che arrivano dalla Germania, che entra ufficialmente in recessione con il -2,2% del Pil nel primo trimestre, e il netto calo della crescita economica in Europa dove nel I trimestre dell'anno il Pil destagionalizzato cala del 3,8% nell'area dell'euro e del 3,3% nell'Ue rispetto al trimestre precedente, le borse europee accelerano.
A fare da traino sono la chiusura al rialzo di ieri a Wall Street e la produzione industriale cinese che segna +3,9% in aprile, il primo rialzo quest'anno dopo il -1,1% di marzo e contro un atteso +1,5%. Dopo mesi di lockdown la Cina sta gradualmente ripartendo e questo è il primo vero segnale di ripresa della produzione.
Sullo sfondo restano però le tensioni tra Washington e Pechino e l'attesa dei dati Usa sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale ad aprile. A Wall Street, intanto, i future sul Dow Jones arretrano dello 0,36%, quelli sullo S&P dello 0,31% e quelli sul Nasdaq dello 0,1%.
In Italia, secondo le stime di Bankitalia, è in calo il debito pubblico a marzo che si è posizionato a 2.431,1 miliardi contro i 2.446,8 mld di febbraio. Si tratta di un calo di 15,8 miliardi. Il debito si posiziona così agli stessi livelli di un anno fa.
Vanno male invece i dati su fatturato e ordinativi a marzo che su base tendenziale, riferisce l'Istat, hanno raggiunto valori simili a quelli registrati nel momento piu' acuto della crisi del 2008-2009: -25,8% per il fatturato dell'industria, rispetto a febbraio, mentre nella media del primo trimestre dell'anno l'indice complessivo registra un calo del 6,6% rispetto all'ultimo trimestre del 2019 e per gli ordinativi, in termini congiunturali, una marcata riduzione, sia rispetto allo scorso mese (-26,5%), sia nella media del primo trimestre rispetto al quarto trimestre del 2019 (-9,5%).