Le misure pensate dal governo italiano per sostenere la ripresa "non sono sufficienti". Lo dice all'AGI Jean-Paul Fitoussi, economista francese della Luiss School of Government e dell'Institut d'Etudes Politiques di Parigi. "Tutto dipende dall'orizzonte temporale", spiega Fitoussi. I 55 miliardi previsti dal decreto Rilancio "per qualche mese bastano, ma per un anno no. Il governo francese ha messo 110 miliardi per il sostegno a imprese e lavoro". L'Italia, prosegue l'economista, potrebbe mettere di più sul piatto, "ma la sorveglianza dei mercati su Roma è diventata molto aggressiva e gli 'amici' europei non aiutano del tutto. Tanto che a questo punto non so se possiamo parlare ancora di amici dell'Italia quando parliamo di Paesi come l'Olanda o la Germania".
"Se i governi ora avranno la possibilità di sostenere le imprese sul lungo periodo, la crisi causata dall'epidemia da coronavirus non sarà così grave. Ma se non potranno farlo per questioni di debito o di regole europee, sarà una crisi molto violenta" ha aggiunto l'economista. "Per la prima volta nella storia i governi hanno messo la gente prima dell'economia. Fermare la produzione delle imprese è stata una scelta difficile, ma era l'unica scelta possibile".
Quella a cui andremo incontro, prosegue Fitoussi, è "una crisi dell'offerta mai vista prima, perché di fatto durante il lockdown non si poteva lavorare né produrre. Normalmente possiamo avere delle crisi del capitale, delle imprese, ma questa è stata una crisi dovuta al fatto che il lavoro si è dovuto fermare". Quindi la crisi dell'offerta "è diventata immediatamente una crisi di domanda: se il produttore non guadagna più soldi, il consumatore non consuma", continua il professore. "A questo dobbiamo aggiungere il fatto che se le imprese sono costrette a chiudere, a non produrre, significa che anche il capitale registrerà perdite enormi. Con questo tipo di crisi tutti i redditi si abbassano; il reddito del lavoro, ma anche quello del capitale. E questo porterà come conseguenza ulteriori fallimenti di imprese".
Il vero freno alla ripresa, inoltre, può arrivare dalla burocrazia: quella dello Stato e quella delle banche, spiega Fitoussi. "Queste due burocrazie sono un freno tremendo per le imprese, perché i soldi sono garantiti dallo stato, ma poi sono le banche a decidere sui prestiti". Ma gli stati, le banche e i burocrati devono capire che siamo davanti a "qualcosa molto peggiore della grande depressione. Una grande depressione al quadrato". "La burocrazia dipende dai testi che sono stati votati, dalle decisioni prese in passato. Io dico: bisogna buttare dalla finestra tutti questi fogli e queste regole che impediscono alla gente di agire liberamente. In questo momento bisogna fare pulizia di tutti questi regolamenti per avere economia più flessibile nei processi, salvaguardando il lavoro".
L'economista ammette che l'Europa deve aprirsi a ogni misura possibile per sostenere l'Italia, altrimenti ne va della sua stessa esistenza: "Se l'Europa non capirà che all'Italia serve ogni sforzo possibile per risollevarsi dalla crisi causata dall'epidemia, allora non vale la pena che continui a esistere". "Non abbiamo mai attraversato una crisi di questo tipo. Se l'Europa si impunta con le sue regole dell'aritmetica, dei disavanzi e dei debiti, allora è finita", spiega l'economista". "In Europa deve essere chiaro che non è la Germania ad aiutare l'Italia, ma sono Paesi come l'Italia e la Spagna che non potendo svalutare aiutano la Germania a mantenere la sua competitività a discapito degli altri. Senza l'Italia, la Germania non sarebbe la Germania, e questo deve essere chiaro", conclude.
L'articolo è stato modificato nella sua parte finale alle 19.04 del 12 maggio