Si chiama Bnb Working Spaces, è nato a Roma da un’idea di Roberta d’Onofrio, e vuole dare una mano “ai gestori di case normalmente in affitto su Airbnb a riempire un po’ i propri calendari”. In che modo? Trasformando quegli spazi rimasti vuoti in ambienti perfetti per lo smart working.
Ne abbiamo parlato con lei, che a Roma gestisce alcuni appartamenti normalmente messi a disposizione su Airbnb: “Bnb Smart Working non vuole essere un’alternativa ai tradizionali affitti turistici, ma una possibilità in più in questa fase di emergenza. In futuro, poi, non escludiamo che le due cose possano convivere”.
L’idea: “Un posto tranquillo e silenzioso per lavorare in pace”
L’idea nasce da una duplice esigenza, spiega D’Onofrio: da una parte la consapevolezza di vivere un momento storico nel quale il settore turistico dei cosiddetti soggiorni brevi sta vivendo un crollo verticale dovuto alla pandemia di Covid-19; dall’altra la necessità di avere spazi per lavorare dove ci sia silenzio e si garantisca il distanziamento fisico tra le persone.
Perché non affittare quelle case rimaste improvvisamente vuote a chi sta sperimentando il lavoro agile? “In questa primissima fase stiamo ci limitiamo a mettere in contatto i proprietari delle case e le persone interessate a usufruire del servizio”, spiega D’Onofrio all’AGI. “Fino almeno a fine maggio continueremo a popolare la piattaforma e a fare da tramite tra le parti, in maniera totalmente gratuita, in attesa che si chiariscano anche le modalità con cui si potrà vivere la fase di ripartenza”.
Il sito è online da appena una settimana e finora ospita soltanto le case della Capitale, ma presto si aprirà anche a Milano: “Dai proprietari stiamo ricevendo una ventina di richieste al giorno per essere inclusi sulla nostra piattaforma, mentre gli utenti ci stanno chiedendo informazioni”, prosegue l’ideatrice. Per i prossimi mesi, invece, l’obiettivo è di creare un vero e proprio business: Bnb Working Spaces si occuperà di mettere a disposizione una serie di servizi, a partire dalle sanificazioni degli ambienti dopo ogni affitto, fino ad arrivare a “personal assistant da remoto, servizio stampa e consegna, help desk informatico per rendere più semplice il lavoro a distanza”.
Come trasformare un appartamento da affittare dove dormire a uno dove lavorare?
Per i proprietari la sfida è riadattare gli ambienti: “Ci interessano gli appartamenti di design che devono essere computer friendly, cioè avere un tavolo e una poltrona ergonomica vicini a una presa elettrica, essere dotati di connessione Wi-Fi ad alta velocità e di sistemi di check-in che consentano agli smart worker di entrare negli appartamenti in totale autonomia e sicurezza”, spiega D’Onofrio. “Sono caratteristiche che la maggior parte degli appartamenti di lusso, come i cosiddetti superhost di Airbnb, hanno già, per cui gli investimenti da parte dei proprietari possono essere piccolissimi, di qualche centinaio di euro appena”.
Per quanto riguarda il meccanismo di accesso, il partner tecnologico è Vikey, un servizio di self check-in che consente di entrare negli appartamenti in autonomia e sicurezza, aprendo portone principale e porta dal proprio smartphone, utilizzando una app.
Quanto costa? E ci si può anche fermare a dormire?
Quanto costerà affittare una casa per lo smart working? “Il prezzo sarà naturalmente diverso se l'appartamento viene affittato ad esempio per un paio di giorni o per due mesi consecutivi - spiega D’Onofrio - A Roma, nel centralissimo quartiere Monti, le tariffe possono oscillare dai 40 ai cento euro al giorno, a seconda della tipologia di appartamento, del numero di stanze, della durata dell’affitto”, aggiunge. Le case riadibite a uffici per lo smart working, poi, potrebbero anche ospitare il lavoratore per la notte: “In prima battuta ci rivolgiamo agli smart worker che hanno bisogno di spazi durante il giorno - ammette D’Onofrio - ma non escludiamo che, in caso di trasferte, le abitazioni si possano affittare anche di notte”.
Per quanto riguarda i costi, infine, occorrerà anche tenere conto delle pulizie e delle opportune sanificazioni degli ambienti: per questo, spiega, “tra il check-out dello smart worker precedente e il check-in di quello successivo serviranno almeno sei ore di tempo per rendere riutilizzabile lo spazio, un tempo mediamente raddoppiato rispetto al normale”.