Dal 2013 è il ristorante calabrese per eccellenza, consacrato da una stella Michelin e indicato come uno dei luoghi più apprezzati, anche grazie all’utilizzo e alla valorizzazione di prodotti tipici calabresi e del Made in Italy. Ad avere realizzato questo vero e proprio sogno, molto apprezzato anche all’estero con continui viaggi in America, sono Antonio e Luca Abbruzzino, padre e figlio. Antonio è l’ideatore di questo progetto che ha portato al successo con la prestigiosa guida internazionale, Luca è stato definito “l’astro nascente della cucina italiana”, ma ha ormai raggiunto la sua piena e totale maturità. La scommessa era già difficile in partenza, se si considera che il ristorante venne aperto nel 2008 in un piccolo quartiere di Catanzaro, Santo Janni, ma la condizione di emergenza vissuta oggi per la pandemia rischia di pregiudicare ogni sforzo.
Antonio e Luca non si sono mai dati per vinti e all’Agi hanno raccontato la mentalità con cui stanno affrontando tutto questo, ma soprattutto l’idea su come affrontare la ripartenza: “Oggi ci troviamo a confrontarci con un’emergenza che mai avremmo immaginato. Purtroppo, dire che non c’è preoccupazione o paura sarebbe una bugia. Ma nello stesso tempo siamo positivi e crediamo che questa brutta storia possa trasformarsi in un motivo di rinascita per riprendere a lavorare più e meglio di prima. Come si suole dire, crediamo che ‘dopo ogni tempesta, il sole tornerà a brillare’”.
All’indomani dell’ordinanza con cui la presidente della Regione Calabria ha forzato i tempi della fase 2, aprendo a bar e ristoranti, Antonio e Luca hanno voluto sottolineare le contraddizioni: “Noi siamo semplicemente cuochi, non ci occupiamo di politica e vogliamo continuare a non farlo, ma all’indomani dell’ordinanza emanata dalla nostra presidente di regione, da italiani e calabresi, e soprattutto da ristoratori, vorremmo dire come la pensiamo. Siamo convinti, visto le sostanziali differenze dello sviluppo della pandemia in Italia, che la cosa giusta da fare sia ragionare su una fase 2 differenziata per le regioni. Ci chiediamo come sia possibile ancora credere il contrario, quando la differenza dello sviluppo epidemiologico tra le regioni italiane sia così abissale, basti pensare – hanno spiegato - che la nostra regione dall’inizio della pandemia, abbia superato di poco i mille contagi, mentre ci sono regioni che ancora oggi si avvicinano o superano i 500 contagi al giorno. Inoltre, altre nazioni si sono mosse in questa direzione, come la Spagna, il cui modello di ripartenza, prevede una fase 2 differenziata addirittura per provincia”.
Eppure, gli chef Abbruzzino nutrono forti perplessità: “Nonostante siamo convinti di questo, pensiamo che in questo momento, più che mai, servano cautela e unione, per non vanificare gli sforzi fatti fino ad ora. In questo momento è giusto che i presidenti di Regione, conoscendo e monitorando i propri territori, debbano avere più autonomia decisionale, ma non si possono nemmeno fare ordinanze dalla sera alla mattina, senza un minimo di programmazione e confronto con le imprese, i commercianti e i settori interessati”.
Antonio e Luca Abbruzzino chiedono una visione d’insieme: “È necessario pensare ad una ripartenza anticipata ma ben programmata, senza tralasciare alcun aspetto del settore ristorativo e turistico. Come alberghi, villaggi e sale ricevimenti che muovono gran parte della economia della regione. Bisogna ripartire il prima possibile, ma avendo a cuore la salute pubblica, senza trascurare l’ipotesi di una ondata di ritorno della pandemia, che andrebbe a vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad ora e a rovinare quel poco di speranza che c’è nell’affrontare la stagione estiva ormai compromessa”.
La richiesta per le imprese è anche quella di “avere risposte certe dal punto di vista economico, in modo da sapere e conoscere il proprio futuro. Troppo facile è dire ‘da domani potrete riaprire’, ma senza calcolare il rischio imprenditoriale che ci sarebbe da affrontare in questo momento a causa delle eventuali restrizioni, e di un eventuale calo di lavoro, senza avere una certezza di provvedimenti regionali e nazionali dal punto di vista economico”.
Padre e figlio sono pronti: “La voglia di aprire e ripartire è tanta – hanno sottolineato - non vediamo l’ora di tornare nel nostro ristorane e nella nostra cucina, riabbracciare i nostri collaboratori e rivivere i sorrisi dei nostri clienti. Ogni giorno pensiamo e programmiamo la nostra riapertura, ma lo faremo solo quando, in totale sicurezza, saremo certi che i nostri ospiti torneranno a rivivere la nostra esperienza come prima, senza vincoli, mentali soprattutto, ma anche dal punto di vista dell’atmosfera. Noi facciamo il nostro lavoro con passione, proviamo a far emozionare i nostri ospiti, non solo attraverso i piatti, ma anche attraverso il servizio ed il calore umano. Il fattore umano per noi, ma nella ristorazione in generale – hanno concluso Antonio e Luca Abbruzzino - è da sempre il punto centrale di tutte le attività di ristorazione e di ospitalità, di cui non si può assolutamente fare a meno”.