Dove non è riuscita la cultura digitale, ha potuto il coronavirus. Durante il lockdown, le tradizionali botteghe come macellerie, panetterie e fruttivendoli hanno più che triplicato i pagamenti digitali. I dati arrivano da SumUp, società fintech che offre a Pmi, commercianti e artigiani servizi per ricevere pagamenti non in contanti.
Da quando sono iniziati i provvedimenti restrittivi, il volume delle transazioni in Italia è cresciuto con una media attorno al 20% a settimana. Nessun altro Paese ha tenuto questi ritmi.
Obbligati a cambiare
Come sempre, quando ci sono di mezzo percentuali generose, le ragioni possono essere due (senza che l'una escluda l'altra): da una parte un crescita in termini assoluti; dall'altra una platea di partenza più ristretta in un mercato ad alta intensità di contante (SumUp non rivela la propria base utenti, ma in Italia siamo nell'ordine di diverse decine di migliaia). Di sicuro c'è che la spinta è arrivata da una miscela di paura del contagio e necessità economica: le piccole attività hanno cercato alternative per evitare di maneggiare moneta, garantire la distanza di sicurezza, offrire soluzioni di pagamento anche per le consegne a domicilio.
È un po' quello che è avvenuto, con sfumature diverse, in altri settori: i negozi chiusi senza e-commerce hanno azzerato gli incassi, le imprese hanno dovuto esplorare soluzioni per lo smart working, le scuole aprirsi alle lezioni a distanza. In poche parole: le restrizioni hanno forzato l'adozione di soluzioni che, dal punto di vista tecnologico, erano già a disposizione da tempo. Dal lavoro all'istruzione fino ai pagamenti.
Anche gli alimentari si adattano
Il comparto più attivo, spiega SumUp, è stato quello del Food & Grocery: i negozi alimentari di quartiere sono sempre stati autorizzati a vendere, ma hanno dovuto rispettare nuove regole di distanziamento e andare incontro ai clienti con modalità diverse. Si sono quindi trasformati in una sorta di laboratorio, cambiando le proprie abitudini. C'è chi ha iniziato a usare Whatsapp per le ordinazioni, chi a vendere online. E chi a usare il Pos anche a domicilio. "I nostri dati dimostrano che i pagamenti elettronici si stanno diffondendo rapidamente in settori in cui il contante è sempre stato dominante”, afferma Umberto Zola, Country Growth Lead Italia.
I piccoli negozi alimentari italiani stavano già dimostrando interesse, con i commercianti attivi aumentati del 250% nell'ultimo anno. Ma, spiega SumUp, la tendenza si è impennata durante la crisi Covid-19: nelle ultime settimane, un terzo delle richieste di lettori di carte è arrivato dalle botteghe di quartiere. Cresciuta la base dei punti vendita, gli utenti hanno utilizzato i pagamenti senza contanti, spinti soprattutto dalle transazioni Nfc. Cioè dalle operazioni che permettono di pagare senza contatto fisico tra carta e Pos (e quindi passaggio di mano tra commercianti e clienti).
“Nuovi abitudini rimarranno nel tempo”
L'esigenza di distanza che dovrebbe aumentare nella Fase 2, quando riapriranno progressivamente le attività non essenziali. L'Eba (l'Autorità bancaria europea) “incoraggia i consumatori e i commercianti a prendere le necessarie precauzioni sanitarie” non solo quando utilizzano contanti ma anche strumenti che obbligano a inserire un Pin. E raccomanda di “valutare altri metodi di pagamento disponibili”, come il “contactless” (che richiede comunque di avvicinare la carta) o quelli “da remoto” (che possono essere effettuati con lo smartphone, anche se la cassa non è a pochi centimetri).
“I pagamenti cashless rispondono alle attuali esigenze di distanziamento sociale”, afferma Zola. Ma al vertice di SumUp Italia sono convinti che non si tratti di una fiammata: “Possiamo prevedere che queste nuove abitudini tenderanno a rimanere e crescere nel tempo. Commercianti e clienti ci permettono di osservare che, quando un esercente accetta pagamenti cashless, abitua la clientela ai benefici ad essi relativi, consolidando e confermando il trend nel tempo”.