“Tutte le parti sociali assumono il principio che la sicurezza e la salute delle persone sono l’elemento centrale per rilanciare la produzione e l'economia del Paese. Di tutti, compreso chi lavora negli appalti”. Lo afferma il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini in un’intervista a La Stampa precisa anche che “accanto ai comitati di vigilanza e verifica per la sicurezza in ogni azienda, sono stati istituiti quelli territoriali per le imprese artigiane e commerciali” perché il sindacalista è convinto che “è il lavoro in sicurezza che sconfiggerà il virus e che rilancerà la nostra economia”.
Certo, poi bisogna pensare anche a molto altro, “dai trasporti, al turismo alla cultura e, da subito, a come e quando aprire nidi asili e le scuole di ogni grado”, studiando tutti gli accorgimenti utili di edilizia scolastica e di composizione delle classi, “oltre a stabilizzare gli insegnanti precari”. “L’insegnamento a distanza va bene – afferma il segretario Cgil – ma serve pure quello in presenza” che per lui significa “dare anche una risposta alle esigenze delle famiglie”.
Poi Landini dice che l’emergenza virus “ha fatto emergere tutti i limiti del modello di sviluppo che ha dominato in questi anni in Italia e nel mondo, che aveva al centro il mercato senza regole, il profitto e il consumo fine a sé stesso”. Un modello, secondo il leader del primo sindacato, che “ha determinato una crisi climatica pericolosa, un livello di diseguaglianza senza precedenti, e attraverso i tagli al sistema sanitario ha messo in pericolo tutti noi”, pertanto “pensare che la soluzione per uscire dall’emergenza sia ripetere gli errori che ci hanno portato in questa situazione è inaccettabile”. Anche se Landini ammette: “La ricetta giusta non ce l’ha nessuno” però “bisogna progettare, sapendo che siamo dentro un grande cambiamento, e che si deve guardare alla giustizia sociale” conclude.