"Nelle nostre stime la fase critica durerà fino a maggio, da giugno partirà una transizione che gradualmente potrà riportare la situazione alla normalità. Finita questa prima fase ci vorrà comunque tempo per veder risalire i prezzi". È lo scenario che l'ad di Eni, Claudio Descalzi, tratteggia in un'intervista a Milano Finanza.
"Anche a fronte dei tagli Opec e della sospensione di alcuni progetti da parte delle major, ci sono ancora scorte da smaltire per circa 2,8-2,9 miliardi di barili", osserva Descalzi, secondo il quale "questo e il prossimo anno saranno ancora all'insegna di quotazioni basse: per tornare a uno scenario pre-Covid bisognerà aspettare almeno il 2022 e comunque non ci si scosterà troppo dai 55-60 dollari al barile. Vedo - prosegue l'ad di Eni - una ripartenza prima nei Paesi asiatici, con Cina e India in testa a trainare i consumi, specialmente di gas. Intervenendo sui costi saremo in grado di minimizzare i contraccolpi fin quando il petrolio non tornerà verso i 60 dollari al barile. Chiaramente abbiamo elaborato scenari anche a 35 dollari al barile per misurare la tenuta di Eni, che dalla sua ha costi di breakeven di molti progetti intorno a 23 dollari al barile. Per questo parlo di interventi strutturali al di là dell'emergenza. Tutto ciò che va a ridurre i costi fissi deve diventare permanente perché abbiamo davanti una lunga situazione di volatilità".
Per il 'cane a sei zampe', sottolinea ancora Descalzi, "l'emergenza Covid può diventare un'opportunità, spingendoci ad accelerare la trasformazione di Eni, un processo che ora e' spalmato in un arco di 30 anni, verso commodity completamente verdi. La volatilità che stiamo vivendo, le contrapposizioni tra Paesi produttori, persino la pandemia, sono eventi che possono ripresentarsi e questo ci impone di avere sempre più comparti al riparo dalle fluttuazioni", sottolinea l'ad, e osserva: "Non a caso, nel trimestre Gas & Power, con un ebit di 430 milioni, e Retail, con 250 mila clienti in più, hanno portato risultati persino in un contesto funestato dal Covid. Riuscire a vendere solo prodotti verdi è l'obiettivo di lungo termine".
Nell'iniziare il suo terzo mandato alla guida di Eni, Descalzi ricorda: "Siamo abituati agli scossoni e abbiamo dimostrato di saper reagire come nel 2014, quando si è innescata la spirale che ha portato a picco i prezzi del petrolio per poi trovare un assestamento su 40 dollari. Ecco, persino in quel periodo siamo riusciti a migliorare il nostro bilancio, a ridurre il debito, e a rendere piu' performante la produzione. Sono sempre positivo perché Eni ha strumenti, competenze, coesione manageriale e a tutti i livelli per poter reagire", assicura l'ad.
Nell'intervista a MF, Descalzi esclude al momento un taglio dei dividendi: "Il 20 maggio sarà regolarmente in pagamento il saldo del dividendo 2019, poi vedremo cosa succedera' tra fine maggio e giugno, e quale sarà l'impatto reale sui conti della semestrale. Ma sono convinto - aggiunge il manager - che tagliare i dividendi non sia la soluzione per salvaguardare la cassa, anzi è la strada più semplice che cura i sintomi ma non le cause del problema. Ci sono tante altre azioni da compiere prima di arrivare a tagliare la cedola o a ridurre il personale".
Eni ha differito al 2021 il pagamento del 50% della parte variabile, atteso a luglio, e ha agito con tagli nella politica di remunerazione: "Tutti i manager della società, che sono circa un migliaio, hanno subito compreso e aderito a queste misure che contribuiranno ad avere ulteriori risparmi per 62,3 milioni di euro, a beneficio della cassa 2020", afferma Descalzi. Eni, dice anche l'ad, "ha tenuto. La cassa di quasi 2 miliardi di euro ha coperto gli investimenti. Il settore mid-downstream è andato molto bene, nonostante l'effetto Coronavirus, con un ebit di 600 milioni. Anche il refining & marketing, con un ebit di 81 milioni di euro, ha avuto una performance positiva, nonostante i consumi siano scesi anche dell'80% a causa del Covid-19".