“Che la condizionalità definita prima del prestito sia unica per tutti”. Sul Mes, più conosciuto come il provvedimento salva-Stati, anche se l’acronimo significa invece Meccanismo europeo di stabilità, in un’intervista al Corriere della Sera il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola tiene a precisare che di queste condizioni “molti non ne sono sicuri” perciò “per il parlamento sarebbe utile al momento dell’eventuale apertura della linea di credito che le condizioni siano chiarite una volta per tutte”.
La sua è una risposta diretta a Klaus Regling, il funzionario tedesco, direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che domenica intervistato proprio dal Corriere ha spiegato a lungo che la nuova linea di credito per somme fino al 2% del prodotto lordo di ogni Paese arriverebbe senza condizioni. Ma Amendola resta ad ogni modo diffidente e guardingo.
Tuttavia, precisa poi il ministro, “la risposta europea la valutiamo su tutti e quattro gli strumenti” e al momento “ce ne sono tre”: ovvero, “il piano della Banca europea degli investimenti per le imprese; Sure, il piano della Commissione per il lavoro; e il Mes”. Insieme, questi, precisa il titolare del dicastero degli Affari europei, “non hanno la forza che tutti gli osservatori indicano come necessaria”, quindi, precisa Amendola, “non ci intestardiamo sul Recovery Plan, il piano per la ripresa, per una questione di principio”, ma avvisa, “servono molte più risorse”.
Quindi se un piano per la ripresa potrebbe anche decollare subito, le istituzioni europee che hanno messo in campo risorse fino a 500 miliardi, queste “assolutamente” non sono sufficienti dice il ministro Amendola , che si rallegra per il fatto che “oltre che da Italia, Francia e Spagna, anche dalla Banca centrale europea vengano parole di preoccupazione” in quanto “la profondità della recessione e i rischi letali per le catene di valore europee si risolvono solo con un nuovo patto fiscale tra i Ventisette”. Poi chiosa: “Ogni Paese sta attuando politiche espansive” ma “quello che manca oggi è un segnale forte di coesione dei Ventisette dinanzi ai mercati, trasmettendo l’idea che siamo pronti a tutto per superare la recessione”.
Una questione di leadership, dunque, per questo “whatever it takes” questa volta “lo deve dire il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, non solo la Bce”, afferma Amendola, “altrimenti la crisi potrebbe cambiare natura come un virus, facendo collassare il mercato unico e la zona euro sotto i colpi degli squilibri interni”.