“Dobbiamo riaprire quando è possibile” ma tenere ferme le imprese “a funzionamento zero è stato un primo grande errore” perché alla ripartenze chi è stato fermo dovrà colmare il gap di adeguamento agli standard di sicurezza. Lo afferma, in un’intervista all’Agi, il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi.
“Quando decideremo di ricominciare ad aprire, anche in modo progressivo e credo che sia la cosa più giusta, - spiega - rischiamo di avere alcune aziende molto preparate perché sono rimaste attive e altre invece rimaste al punto del lockdown: quindi dovranno colmare un gap per forza in work in progress oppure continuare uno stop che può diventare infinito”.
Tra gli industriali dell’Emilia e del centro, spiega Caiumi, “la percezione che è venuta fuori è che le aziende che hanno tenuto aperto sono sotto il profilo degli standard di sicurezza quelle più aggiornate”. Infatti “nel momento in cui un’impresa è attiva mantiene un livello di operosità rispetto al mantenimento dei sistemi di sicurezza che crescono di giorno in giorno nel riscontrare quali possano essere le best practices migliori da adottare”.
La cosa migliore, per il presidente di Confindustria Emilia, sarebbe stata tenere “tecnicamente” vive le aziende e cercare di continuare un processo di adeguamento alle normative”. Tenerle aperte anche solo con il 3-5% della forza lavoro e il più possibile in smart working così da “intrattenere le relazioni basilari, gestire i servizi di assistenza e nel frattempo lavorare per allineare le infrastrutture ai nuovi piani di sicurezza”.
Come associazione degli industriali dell’Emilia, aggiunge Caiumi, “abbiamo dato vita dieci giorni fa a un censimento su 1.000 aziende - circa il 30% dei nostri associati - dello status quo dei piani di sicurezza, della parte di contagio e della situazione economica perché pensiamo che le imprese possano essere strumento di aiuto per la ripartenza”.
“Se iniziamo – dice ancora – una crescita e sviluppo progressivo magari lentissimo, facendo un check sul trend dei contagi e teniamo in moto la nostra infrastruttura tutto tornerà come prima e con una migliore performance rispettando in primis la sicurezza. Se ci fermiamo completamente è un disastro”. Comunque, conclude, “riprendere adesso deve essere un processo mediamente lento, non ci possiamo permettere di accelerare troppo senza prima riscontri positivi”.