È percorribile l’ipotesi e anche la strada di uno strumento che crei debito comune europeo? Alla domanda il ministro per l’Economia Roberto Gualtieri risponde in un intervista a Il Sole 24 Ore affermando che “è una possibilità consentita dai Trattati e una necessità per mobilitare le risorse necessarie a contrastare gli effetti economici del Coronavirus”. Secondo il titolare del Mef, poi, “il Fondo per la ripresa si finanzierebbe a lungo termine sui mercati sulla base di una garanzia comune degli Stati membri e consentirebbe di sostenere in modo in modo solidale i costi della crisi attraverso il bilancio europeo”, pertanto “non si tratta quindi di mutualizzare il debito passato né quello futuro” bensì “di affrontare nel miglior modo possibile una battaglia comune che riguarda tutta l’Europa e che impone di salvaguardare i nostri sistemi produttivi, che peraltro sono fortemente integrati e interdipendenti”.
E nel caso di un possibile mancato accordo, Gualtieri assicura che “i titoli di Stato italiani godono di un mercato molto ampio” e “hanno una presenza vasta e diffusa in Italia e anche un’importante penetrazione nei portafogli internazionali a livello globale” e “questo ci consentirà di collocare eventuali volumi aggiuntivi di debito in modo efficace a prescindere dall’esito degli accordi europei”.
Quanto al Mes, il Fondo salva stati, il ministro dell’Economia sostiene che “non costituisce lo strumento adatto per rispondere a questa crisi” e per questo motivo “ci siamo opposti al piano originario che era stato presentato all’Eurogruppo e al Consiglio Europeo e che era imperniato su di esso, e per di più prevedeva condizionalità sia pur limitate”. Mentre semmai, “un altro discorso” è “se nel quadro di un pacchetto di proposte sufficientemente ambizioso e che includesse la proposta franco-italiana di Fondo per la Ripresa finanziato con titoli comuni, il Mes possa offrire a quegli stati che ne fossero interessati linee di credito senza condizionalità economiche estranee al contrasto al Coronavirus, invece che quelle attualmente disponibili, che al contrario prevedono condizionalità”. Ma su questo aspetto, poi spiega, “non c’è ancora consenso e mentre altri Paesi hanno abbandonato la richiesta di condizionalità, l’Olanda continua a premere perché siano almeno in parte mantenute”.
L’ultimo tema toccato dal ministro nell’intervista riguarda i finanziamenti effettivamente arrivati quest’anno, e su cui Gualtieri assicura che “tutti i 400 miliardi sono già attivabili da quest’anno”, una “potenza di fuoco impressionante che con questo provvedimento mettiamo al servizio delle imprese può essere dispiegata immediatamente. Il decreto consente a Sace di garantire fino al 90% direttamente sul bilancio dello Stato 200 miliardi di finanziamenti, da erogare tutti nel 2020”. Poi Gualtieri aggiunge: “Inoltre la Sace potrà garantire nuovi crediti alle esportazioni fino a 200 miliardi, da subito disponibili. A questo si aggiunge il potenziamento del Fondo centrale di garanzia per le Pmi e gli autonomi, che potrà garantire fino al 100% più di 100miliardi di finanziamenti, la moratoria sui crediti, che può liberare ulteriori 220 miliardi di liquidità”.