L’intervento su Sace? “Di fatto è un primo step”. In un’intervista al Corriere della Sera il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli sostiene che “il prossimo passo per la ripartenza, assieme alla golden power rafforzata e al Fondo di Garanzia, è la costituzione di una nuova Iri capace di erogare garanzie e credito e, se è il caso, intervenire direttamente nelle aziende o filiere più sensibili”. Secondo il titolare dello Sviluppo, infatti, “occorre una rinnovata potenza di fuoco per sviluppare le tecnologie di frontiera che potrebbero diventare gli asset strategici del futuro” in quanto “il mercato non ce la può fare” e allora “serve una regia silenziosa dello Stato che accompagni il mercato”. Questa regia può essere Sace.
Poi il ministro dedica una riflessione anche al Fondo di garanzia e al fatto che possa bastare o meno a dare risposte agli imprenditori affermando che “è stato fatto un grande lavoro sfruttando anche il dialogo portato avanti dal Governo in Europa per garantire il 100% di garanzia dello Stato sui prestiti” e che ora il Fondo “avrà una dotazione di 7 miliardi di euro, ma se sarà necessario arriveremo alla fine anche a 10” perché si tratta di un intervento “oggettivamente mai visto in termini di liquidità messa a disposizione per le Pmi: dai 100 ai 140 miliardi”.
E sulla manovra di aprile, Patuanelli dichiara che “lo Stato metterà a disposizione tutto quello che serve per rispondere alle esigenze del Paese”, anche se – precisa – “non sono esclusi ulteriori interventi in futuro anche perché, cosa che in pochi considerano, l’Italia sarà probabilmente il primo Paese europeo a uscire dall’emergenza”. Quel che bisognerà capire, semmai, è “ome si comporterà il nostro export in un quadro di maggiore restrizione negli altri Stati membri, anche per questo abbiamo rafforzato il settore delle esportazioni”.
E circa la decisione di estendere la Golden power, il ministro diche che “la tutela delle filiere essenziali è un bene superiore perché ne va della sopravvivenza dello stesso made in Italy” ed è pertanto “impensabile non tutelarsi oggi da possibili scalate ostili provenienti dall’estero, così come non è pensabile lasciare scoperta l’eccellenza industriale rappresentata dal patrimonio di PMI del Paese”.
“Ricordo”, conclude, “ che in Europa ci sono Stati membri che da anni praticano una concorrenza sleale ‘a norma di legge’, essendo di fatto dei paradisi fiscali”.