Non è bastato l'intervento della Fed, che ha tagliato drasticamente i tassi di interesse e lanciato un Qe da 700 miliardi di dollari, a dare fiducia a un mercato del petrolio allo stremo. Né ha aiutato la mossa dell'amministrazione americana, la settimana scorsa, in soccorso degli operatori di shale oil, sull’orlo del fallimento, di riempire tutti gli stoccaggi acquistando greggio da accumulare nella Strategic Petroleum Reserve (Spr).
Il tutto per dare un po' di ossigeno alle compagnie strette dal crollo della domanda globale per il coronavirus e dalla guerra innescata da Russia e arabia Saudita per espandere le proprie quote di mercato.
Nella giornata di lunedì 16 marzo il prezzo del greggio è in picchiata: al Nymex il Wti perde quota e lascia sul terreno oltre il 7,7% a 29,27 dollari, dopo un minimo a 28,10 dollari. Il Brent è ai minimi dal 2016, cedendo oltre il 10%, dopo un minimo sotto i 30 dollari a 29,52 dollari.
Per fare il punto della situazione si sono sentiti telefonicamente il segretario generale dell'Opec, Mohammed Barkindo e il direttore esecutivo dell'Aie, Fatih Birol.
Al termine della discussione i due hanno emanato un comunicato congiunto, fatto assolutamente raro, spiegando che "se le attuali condizioni di mercato persistono, i ricavi da petrolio e gas" per alcuni paesi produttori "potranno scendere tra il 50% e l'85% nel 2020, raggiungendo il loro livello più basso in oltre 20 anni". Questo fatto, potrà avere sulla tenuta economica e sociale di quei paesi impatti "importanti", hanno osservato.
Prosegue intanto la guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita. La compagnia di Stato araba Saudi Aramco ha annunciato oggi che per incrementare il petrolio immesso sul mercato attingerà agli stoccaggi.
Ad aprile la produzione salirà a 12,3 milioni di barili al giorno, ha ha dichiarato il ceo Amin Nasser spiegando che "300.000 barili al giorno verranno dai nostri inventari". Nasser ha poi aggiunto che i livelli produttivi di aprile saranno mantenuti anche a maggio.
Tutto questo mentre, riporta Reuters, una riunione tecnica dell'Opec+ prevista per mercoledì prossimo a Vienna è saltata poiché i tentativi di mediare tra l'Arabia Saudita e la Russia non ha fatto progressi.
Secondo la stima di IHS Markit, l'eccesso di offerta di greggio potrebbe oscillare da 800 milioni a 1,3 miliardi di barili di petrolio, due o tre volte la quantità che c'era tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016, quando l'Opec ha aperto i rubinetti per colpire l'industria usa dello shale. Una storia che si ripete.