Come cambia l'Opec+ dopo il mancato accordo sui tagli alla produzione di greggio? Quali sono le prospettive del mercato petrolifero? A queste domande prova a rispondere Goldman Sachs in un rapporto dal titolo che sembra un film di fantascienza, 'Back to the new oil order', ovvero 'Ritorno a un nuovo ordine del petrolio'. Se nel breve termine il mancato accordo in seno all’Opec+ porterà a un calo ulteriore dei prezzi, nel medio periodo ci potrebbe essere un riequilibrio del mercato senza il "supporto artificiale" dell’organizzazione dei 24 Paesi produttori. Alla base di tutto c’è la visione certamente negativa da parte della banca d’affari americana dell’operato in questi tre anni e mezzo dell’Opec+ che, come detto, ha creato un supporto fittizio al mercato.
Nello studio si ipotizzano tre scenari. Nel primo, l’Opec+ dovrebbe continuare a produrre ai livelli del primo trimestre 2020, portando il surplus globale del secondo trimestre a 2 milioni di barili al giorno (1,6 milioni nel primo). In questo caso il prezzo del Brent si attesterebbe a una media trimestrale di 43 dollari al barile con picchi al ribasso di 40 dollari. A tale livello di produzione dell’Opec+, il mercato globale del petrolio si equilibrerebbe solo nel terzo trimestre. A meno che Opec+ si riunisse nuovamente prima di giugno e questo potrebbe essere visto come l'evento migliore per il mercato petrolifero.
Nel secondo scenario Goldman Sachs ipotizza una ripresa della produzione da parte della Russia e dell’Opec nel secondo trimestre nell’ordine di 500.000 barili al giorno. In questo caso il Brent scenderebbe a 40 dollari di media trimestrale con picchi al ribasso fino a 37 dollari al barile.
Il terzo scenario dal titolo indicativo “Prezzi di guerra” è quello in cui si ipotizza una vera e propria impennata della produzione globale (+900.000 barili al giorno). In questo caso nel periodo aprile-giugno si arriverebbe a un prezzo medio di 35 dollari. In pratica, il remake di quanto già visto tra il 2014 e il 2016 con i vari Paesi impegnati in una gara a chi estrae di più per far crollare i prezzi e danneggiare la concorrenza, in particolare le società americane di shale oil. Una sorta di gara di sopravvivenza.
La fine di Opec+, sottolinea Goldman Sachs, riporterebbe semplicemente il mercato del petrolio ad operare in modo razionale, con i produttori a basso costo che aumentano e gli altri che diminuiscono. Una sorta di selezione naturale. Se questo si verificherà, conclude il rapporto, i prezzi potrebbero addirittura risalire anche di fronte a un aumento produttivo di Russia e paesi Opec perché saremmo di fronte a una razionalizzazione del mercato.