La data è segnata in rosso su tutte le agende di traders, analisti e investitori mondiali. E' quella del 18 marzo quando la Fed si riunirà e potrebbe tagliare per la seconda volta in un mese i tassi di interesse. Il 3 marzo scorso la Banca centrale Usa è intervenuta per dare una sforbiciata di mezzo punto percentuale ai tassi Usa, portandoli tra l'1% e l'1,25%. Ma una settimana fa la situazione economica e finanziaria provocata dal coronavirus non era ancora ai livelli attuali.
Anche martedì scorso il presidente americano Donald Trump non perse occasione per bacchettare Jerome Powell, il numero uno della Fed. "La Federal Reserve sta tagliando, ma deve ulteriormente agevolare e, cosa più importante, allinearsi con gli altri paesi/concorrenti. Non stiamo giocando ad armi pari. Non è giusto nei confronti degli Stati Uniti. È finalmente giunto il momento che la Federal Reserve si metta all'avanguardia. Più facilitazioni e tagli!", ha twittato Trump in quell'occasione.
Era dal 2008, da oltre 10 anni, che la banca centrale statunitense non interveniva così massicciamente. L'obiettivo era quello di raffreddare la situazione. Obiettivo mancato visto l'affondamento di Wall Street e il rendimento dei titoli a 10 anni del Tesoro Usa che oggi ha segnato il maggior calo giornaliero in quasi un decennio. Ciò significa che la paura del coronavirus sposta gli investimenti sui beni rifugio come i Treasury e soprattutto vuol dire che i mercati si aspettano che la Fed, dopo il primo taglio, procederà a un ulteriore allentamento.
La mossa a sorpresa di Powell non ha colpito i mercati più di tanto e non hanno gradito le sue argomentazioni basate sul fatto che il taglio dei tassi "non ridurrà il livello di contagio o riparerà le interruzioni dell'offerta", ma introdurrà condizioni finanziarie più accomodanti per le banche.
Per capire le prossime mosse della Fed gli analisti tengono d'occhio i rendimenti dei Treasury, i titoli di Stato Usa. Se i tassi scendono vuole dire che i mercati comprano buoni del tesoro, preferendoli alle azioni e questo non è considerato un segnale positivo.
Il mercato quindi si aspetta un intervento il 18 marzo e oggi anche Goldman Sachs ha detto di aspettarsi un altro taglio di mezzo punto sia la prossima settimana che nella riunione del 28 e 29 aprile.
Intanto sempre la Fed ha annunciato oggi che aumenterà gli importi iniettati quotidianamente nel mercato monetario ad almeno 150 miliardi di dollari al giorno in risposta ai rischi posti dal coronavirus. Finora la Fed ha fornito almeno 100 miliardi di dollari al giorno. L'aumento dell'importo portato sui mercati proseguirà fino al 12 marzo per i prestiti overnight (repo). L'importo per le operazioni di due settimane sarà aumentato anche per le operazioni del martedì e del giovedì, da almeno 20 miliardi di dollari ad almeno 45 miliardi di dollari. L'aumento "dovrebbe contribuire a sostenere il buon funzionamento dei mercati di finanziamento, in quanto gli operatori di mercato attuano piani di resilienza aziendale in risposta al coronavirus", ha spiegato la banca centrale.