Una nuova fase di evoluzione del business fortemente orientato alla creazione di valore nel lungo termine, combinando la sostenibilità economico-finanziaria con quella ambientale. È quella contenuta nella 'doppia' strategia di Eni che si sviluppa attraverso obiettivi di lungo termine al 2050 e altri di medio periodo al 2023. Perché, come ha evidenziato l'amministratore delegato Claudio Descalzi con gli analisti, "chi non sarà in grado di offrire prodotti sostenibili, non sarà in grado di crescere nel futuro".
"I principi che ci guideranno in questo viaggio restano immutati. La promozione di tutti gli UN SDGs (gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu) è un elemento fondante della nostra 'mission', così come il mantenimento di una solida posizione patrimoniale, che resta alla base delle nostre scelte", ha puntualizzato.
La doppia strategia
L'evoluzione, sarà, ancora una volta, realizzata facendo leva sul know-how, sulle tecnologie proprietarie, sull'innovazione e sulla flessibilità e resilienza degli asset, che consentiranno di cogliere nuove opportunità di sviluppo ed efficienza, oltre che di migliorare ulteriormente la sicurezza sul lavoro. "Stiamo costruendo la nuova Eni - ha osservato l'ad - senza deprimere l'upstream ma dandogli quella flessibilità che alla fine si tradurrà in un aumento della catena del valore".
Tale evoluzione avrà certamente un impatto significativo sulla riduzione dell’impronta carbonica del gruppo. Per una società "che sarà ancora più sostenibile", ha rimarcato il manager. Il nuovo corso punta forte sulle rinnovabili in forte crescita a oltre 55 GW al 2050 ("obiettivo sfidante ma raggiungibile", ha osservato il direttore finanziario Massimo Mondazzi) con sviluppo in prevalenza nei paesi Ocse per la fornitura di energia elettrica a clienti, che nel mercato retail, dovrebbero aumentare oltre i 20 milioni al 2050.
Nel piano ci sono anche progetti di conservazione delle foreste e di cattura e stoccaggio della CO2 per un totale di oltre 40 milioni di tonnellate/anno sempre al 2050. In questo senso, ha sottolineato Descalzi, "l'area di Ravenna può avere un'opportunità unica grazie alla combinazione di giacimenti offshore esauriti e infrastrutture ancora operative".
32 miliardi di investimenti
Da qui al 2023 Eni investirà circa 32 miliardi di euro, di questi quelli 'verdi' (rinnovabili, efficienza energetica, economia circolare e abbattimento del flaring) ammontano a 4 miliardi, in aumento del 33% rispetto al piano precedente con un incidenza sul totale pari al 20%.
Altro target importante è quello della riduzione al 2050 delle emissioni assolute nette dell'80% (ben oltre la soglia del 70% indicata dalla Iea nello scenario Sds compatibile con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi) e dell'intensità emissiva del 55%.
Per quanto riguarda il business tradizionale, il gruppo stima una crescita della produzione upstream a un tasso annuo del 3,5% fino al 2025, dopo questa data è previsto un "flessibile declino principalmente nella componente olio mentre la produzione gas al 2050 costituirà circa l'85% della produzione totale". Il piano di investimenti al 2023 per l'upstream rappresenta il 74% del totale, ed è ben diversificato in termini geografici grazie agli sviluppi in Medio Oriente, Africa, Norvegia e Messico.
Aumenta il dividendo
Sul fronte finanziario, Eni ha confermato la politica di remunerazione degli azionisti e per il 2020 ha previsto un dividendo pari a 0,89 euro per azione in crescita del 3,5% e una manovra di buyback di 400 milioni di euro.
Oltre alla strategy, il gruppo ha approvato anche il bilancio 2019 che ha chiuso con un utile netto adjusted di 2,88 miliardi di euro e una produzione a livelli record a 1,87 milioni di boe (barili di olio equivalente) al giorno mentre nel quarto trimestre è stata di 1,921 milioni di boe. "Risultati eccellenti - ha concluso Descalzi - nonostante lo scenario decisamente negativo, caratterizzato da discontinuità geopolitiche e da uno scenario prezzi certamente meno favorevole rispetto al 2018".