Il giorno dopo l'offerta a sorpresa, mentre i due titoli a Piazza Affari consolidano i rialzi di ieri, arriva il momento della prima risposta del cda di Ubi all'ops di Intesa Sanpaolo. Il gruppo bergamasco, colto come tutti in contropiede dallo schema messo a punto da Carlo Messina e da un'acquisizione che è arrivata proprio nel giorno di presentazione del nuovo piano industriale, prende tempo e si prepara a studiare le alternative possibili, mentre altri protagonisti del mondo bancario come Unicredit e Banco Bpm si sfilano completamente e stanno a guardare.
La palla è dunque ora nel campo di Victor Massiah, che si è riunito oggi assieme agli altri consiglieri di Ubi per una prima discussione sull'offerta, per poi ricevere il mandato "di nominare gli advisor finanziari e legali che assisteranno il Gruppo nello svolgimento delle attività di valutazione delle informazioni finora rese pubbliche, del documento di offerta una volta disponibile, con le alternative possibili": in pole c'è Credit Suisse.
Massiah non ha rilasciato nessuna dichiarazione, ma ha scritto una lettera ai dipendenti della banca, spiegando come sia "presto per trarre considerazioni" di fronte a un'offerta non concordata che "rappresenta, per ora, solo una proposta" in attesa che venga depositata formalmente entro il 7 marzo.
"Prima dell'inizio del periodo di adesione, previsto entro fine giugno, il cda di Ubi dovrà esprimersi al riguardo, a valle di una adeguata istruttoria", ha aggiunto, precisando che "l'iter non è scontato". Per Ubi, in ogni caso, qualunque sia lo scenario futuro "il modo migliore per poterlo affrontare è continuare a lavorare con l'impegno di sempre, senza minimamente allentare l'attenzione e la focalizzazione sugli obiettivi che ci siamo dati".
Anche fra i grandi soci di Ubi - domani i pattisti del Car, che riuniscono quasi il 18% del capitale si riuniranno a Bergamo, a palazzo del Monte, quartier generale della famiglia Bosatelli - c'è chi storce il naso di fronte all'ops di Intesa Sanpaolo, più per le possibili ricadute sul territorio e sulla governance che sulla parte economica in sé, su cui pure c'è chi spera in un rialzo.
Il titolo di Ubi, anche oggi in leggero progresso, si è portato sopra i 4,25 euro per azione a cui viene valorizzato dall'ops lanciata dall'istituto guidato da Messina, che però ieri ha mostrato grande fermezza e dichiarato che si tratta di un valore "equo" e che "le condizioni non cambieranno".
"Ho il massimo rispetto per il cda di Ubi e faranno le valutazioni che ritengono opportune. Ma la nostra è un'offerta rivolta a tutti gli azionisti, sia quelli di Intesa Sanpaolo sia quelli di Ubi. Credo che la reazione del mercato abbia dato una misura del vantaggio che tutti gli azionisti ottengono da questa operazione", ha spiegato stamattina il presidente della Ca' de Sass, Gian Maria Gros-Pietro, mentre il cda di Ubi era ancora in corso.
La principale banca italiana, destinata a fare passi avanti anche nella classifica degli istituti europei con l'eventuale operazione, conta molto sull'apporto degli investitori istituzionali e sul rapporto consolidato con loro, cementato dal fatto che negli anni in cui Messina ha guidato Intesa Sanpaolo il loro peso nel capitale del gruppo è nettamente crescito; gli azionisti stabili di Ubi, fondazioni e imprenditori, sembrano invece più preoccupati di diluirsi, con le loro quote che verrebbero di fatto divise per 10 dall'ingresso nel gruppo piu' grande.