Nell'infinita guerra commerciale messa in atto dall'amministrazione Trump, l'Italia, almeno per il momento, è salva. Nessun nuovo prodotto Made in Italy, infatti, entra nell'elenco di quelli soggetti ai dazi Usa. Nella revisione della lista di ottobre dei prodotti di importazione colpiti dalla tariffe risulta un aumento dei dazi sugli aerei Airbus importati dall'Ue dal 10% al 15% e altre poche modifiche. Tra queste l'eliminazione dalla lista, a partire da marzo 2020, del succo di prugna (concentrato e non) e l'inserimento tra i prodotti sui quali si applica la tariffa del 25% dei coltelli da macellaio o da cucina francesi e tedeschi.
E se Aribus esprime "profondo rammarico" per la decisione di Washington, l'Italia invece tira un sospiro di sollievo.
Il Paese "oggi esce indenne dalla revisione della lista dei prodotti soggetti a dazi che gli Usa avevano emanato lo scorso ottobre. Sono salvi i vini, l'olio d'oliva e gli altri prodotti italiani che rischiavano dazi fino al 100%. La nostra azione diplomatica e la nostra amicizia con gli Stati Uniti hanno scongiurato il peggio per le nostre aziende. Così difendiamo il Made in Italy, così difendiamo i prodotti della nostra terra, orgoglio della nazione", commenta in una nota il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
"Oggi raccogliamo i risultati dell'impegno messo in campo e di un grande lavoro di squadra. In Italia e in Europa. Il che ci conferma in quello che affermiamo da mesi: azione di sistema vuol dire anche capacità e autorevolezza in Europa e presidio costante dei tavoli europei", afferma la ministra delle politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova.
Per Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, "il lavoro di negoziazione con il governo americano ha dato i suoi frutti. Continuiamo a lavorare per un commercio internazionale equo e aperto, le condizioni migliori per l'economia italiana".
Plaudono anche le associazioni di categoria. "Ottima notizia per i nostri agricoltori e ringraziamo il governo per l’efficace azione svolta a tutela del settore” sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che spinge per "avviare un negoziato diretto con gli Usa per raggiungere un nuovo accordo commerciale, che metta fine alle tensioni in atto".
Le esportazioni del Made in Italy agroalimentare sul mercato statunitense ammontano a 4,5 miliardi di euro l'anno. Un mercato che, pur gravato da dazi al 25% sulle principali eccellenze (come olio, salami e formaggi a pasta dura) si posiziona al primo posto nei mercati extraeuropei e comunque al secondo posto in assoluto, con un tasso di crescita a due cifre, che ha visto aumentare nel 2019 le nostre esportazioni verso quel paese, del + 11,1% rispetto al 2018. Lo spiega Filiera Italia sottolineando che si tratta di "un mercato necessario, strategico e non sostituibile per il nostro export”.
“Occorre riprendere la via del dialogo con gli Usa ma anche attivare al più presto aiuti compensativi ai settori che restano colpiti e che per l’Italia rappresentano in valore più del 10% del totale delle esportazioni in Usa”, afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
"Va bene tirare un sospiro di sollievo ma resta importante continuare a sedersi ai tavoli di negoziazione bilaterale in parallelo con i negoziatori dell'Ue", sottolinea Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.