Mentre Air Italy si prepara a chiudere i battenti, a meno di sorprese delle ultime ore, la situazione di Alitalia è ugualmente complessa. Lo ha ammesso chiaramente il neo commissario Giuseppe Leogrande nell'ultima audizione tenuta in Parlamento a fine gennaio. "Ora abbiamo un compito decisamente complesso. Dobbiamo individuare subito le misure di efficientamento delle attività aziendali per migliorare l'efficienza operativa ma anche il risultato economico", ha spiegato al Senato.
Bisogna "rendere appetibile l'azienda per i soggetti privati ma anche pubblici", ha aggiunto spiegando che i prossimi saranno "mesi intensi". Tra le cose a cui Leogrande sta lavorando, insieme al direttore generale Giancarlo Zeni, c'è il piano industriale. Il tutto entro la scadenza del 31 maggio, data entro la quale dovrà essere presa una decisione o per una vendita o per una nazionalizzazione.
Ipotesi rilanciata dal governo. "Una nazionalizzazione anche temporanea non è un problema se sottosta alle regole di mercato, lo dice anche l'Ue. Il problema è se lo Stato si auto agevola in un mercato che deve essere libero", ha affermato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Soluzione che, almeno per il momento, appare la più probabile alla luce della mancanza di proposte di 'matrimonio' delle compagnie straniere.
Sulla testa del vettore c'è anche la spada di Damocle dell'indagine Ue per gli aiuti di Stato. A fine gennaio la commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager ha detto che presto "ci sarà una decisione. Stiamo valutando il caso che è abbastanza avanzato. Siamo in stretto contatto con le autorità italiane". Vestager ha anche annunciato l'intenzione di "affrontare" la questione del nuovo prestito ponte da 400 milioni. Il secondo prestito ponte "non è più solo un decreto del governo. è anche legge. Il denaro è stato sborsato alla società.
Questa è un nuovo elemento e lo affronteremo". Il governo infatti dopo il fallimento delle trattative per il rilancio della compagnia, lo scorso novembre, ha dovuto finanziare Alitalia per altri 400 milioni dopo i 900 già spesi dal 2017, data del commissariamento. A novembre infatti le offerte vincolanti per dare vita alla newco che avrebbe dovuto rilanciare il vettore non sono arrivate. In pista c'erano Fs, capocordata, l'americana Delta pronta a rilevare un 10% (circa 100 milioni di investimento), il Mef che avrebbe convertito gli interessi sul prestito acquistando un'altra quota pari al 15% e Atlantia.
Ma la mancanza della presenza di un partner industriale forte hanno fatto desistere sia la holding dei Benetton che Ferrovie a impegnarsi, chiedendo più tempo. La vicenda inoltre per Atlantia si è intrecciata a quella della controllata Autostrade per la quale il M5s chiedeva (e continua a chiedere) la revoca delle concessioni dopo il crollo del ponte Morandi. Recentemente sia Patuanelli sia Leogrande hanno auspicato un nuovo impegno delle Ferrovie sul dossier, ma almeno per ora l'ad di Fs Gianfranco Battisti ha declinato l'invito. "Nessun incontro in agenda con Leogrande. Ormai la cosa è chiusa", ha detto pochi giorni fa Battisti interpellato sulla vicenda. (AGI)Gin