Alla fine la soluzione potrebbe essere quella di uno spin-off di Aspi da Atlantia con l'ingresso in Autostrade per l'Italia di Cassa Depositi e prestiti (Cdp) o di Fondi Italiani per le Infrastrutture (F2i). Sembra inoltre che i Benetton stiano cercando investitori per la concessionaria, salvando in questo modo anche la holding Atlantia.
Tale ipotesi, trapelata in settimana, è piaciuta, e molto, al mercato, a tal punto che venerdì sul Ftse Mib, Atlantia è stato il secondo miglior titolo di giornata. Ma, oltre al mercato e agli investitori, quella di una uscita di Atlantia da Aspi sarebbe una soluzione gradita anche alla politica, in particolare ai cinquestelle che dal 14 agosto del 2018, data del crollo del ponte Morandi, non vogliono sentir parlare di soluzioni alternative alla revoca della concessione.
Revoca che, al contrario, lascia molto perplesso il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, per via degli strascichi giudiziari che porterebbe con sé, per il rischio che lo Stato debba risarcire oltre 23 miliardi di euro ad Aspi e per gli effetti negativi che avrebbe sugli investitori internazionali. Proprio a dimostrazione dei connotati 'politici' della vicenda, mercoledì scorso, giorno delle dimissioni di Luigi Di Maio come capo politico del M5s, il titolo Atlantia ha registrato un'altra impennata. A raffreddare gli entusiasmi della finanza, ci ha pensato il ministro degli Esteri che ha sottolineato come "i mercati non hanno capito niente".
Oltre al rischio risarcimento, che l'esecutivo ha provato a congelare nel decreto Milleproroghe, c'è poi un'altra criticità e riguarda gli oltre 7.000 dipendenti di Autostrade per l'Italia che, in caso di revoca della concessione, resterebbero a spasso. A tal proposito, sempre il M5s ha rassicurato sul fatto che il personale verrebbe assorbito da Anas che verrebbe, momentaneamente, a sostituire Aspi nella gestione delle infrastrutture.
Operazione che, sostengono gli esperti, sarebbe difficile da realizzare in tempi brevi. La relazione finale del Mit sulla base della quale il Consiglio dei ministri prenderà la decisione dovrebbe arrivare a breve sul tavolo dell'esecutivo. La settimana scorsa la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli ha affermato che il dossier è sostanzialmente chiuso.
Nel frattempo Aspi ha approvato, lo scorso 16 gennaio, il piano strategico 2020-2023 che prevede investimenti pari a 7,5 miliardi di euro tra investimenti (quasi triplicati) e manutenzioni, in crescita del 40% rispetto al quadriennio precedente.