Il 2020 si apre all'insegna dell'incertezza per oltre 4 milioni di lavoratori che si ritrovano con il contratto scaduto. Se a questi si aggiungono anche gli altri contratti in scadenza entro dicembre dello stesso anno il numero sale a 6,5 milioni: quasi la metà di tutto il settore privato. Sono i dati estratti dall'Agi dal XXI rapporto sul mercato del lavoro del Cnel. In particolare al 31 dicembre 2019 scadono ben 73 Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (Ccnl); altri 126 nel corso del nuovo anno. Situazione critica anche per il settore pubblico con 20 contratti collettivi scaduti.
Il 31 dicembre 2019, infatti, scadranno i tre Ccnl riferiti al maggior numero di addetti del sistema di relazioni industriali italiano, e precisamente quello delle aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi (2,4 milioni), quello delle aziende metalmeccaniche (1,4) e quello della logistica (470.000). La percentuale dei lavoratori in attesa di rinnovo oscilla tra il 78% nel settore metalmeccanico e il 13%-15% nel chimico e nelle aziende di servizi.
Uno dei dati più allarmanti che emergono dal XXI rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva è il numero dei "low skilled", circa 11 milioni di lavoratori non hanno le competenze adeguate ai cambiamenti che hanno interessato i lavori negli ultimi anni. Di questi il 52% sono uomini concentrati nelle fasce d'età piu' avanzata.
Il potenziamento dell'Archivio dei contratti
Recentemente l'Archivio dei contratti è stato potenziato grazie da un accordo con l'Inps grazie al quale oggi è possibile conoscere il numero di lavoratori a cui si applica un singolo contratto. Quest'associazione permette di collegare i campi di applicazione dei contratti dei settori merceologici e produttivi, mettendo in comunicazione l'archivio del Cnel con i registri statistici dell'Istat sull'occupazione e sulle retribuzioni, nonché con le banche dati di Unioncamere.
I codici dei contratti con cui il Cnel e Inps identificano l'accordo e il collegamento tra le banche dati è stato validato dalle organizzazioni firmatarie. Dalla prima tabella sintetica ottenuta collegando i codici Cnel e Inps che identifica i contratti del settore privato con i codici Ateco delle attività produttive, emerge per la prima volta in Italia il panorama sull'applicazione dei Ccnl ai lavoratori. Quest'associazione permette di collegare i campi di applicazione dei contratti dei settori merceologici e produttivi, mettendo in comunicazione l'archivio del Cnel con i registri statistici dell'Istat sull'occupazione e sulle retribuzioni, nonché con le banche dati di Unioncamere.
Attualmente, l'Archivio del Cnel è l'unico strumento per la misurazione dell'andamento della contrattazione e per contrastare i contratti pirata tutelando i livelli salariali. Per ogni contratto è possibile accedere a tutti gli accordi di rinnovo depositati dalle organizzazioni firmatarie a partire dal 1990 e, per alcuni, è possibile risalire fino agli Anni Cinquanta del secolo scorso.
I contratti collettivi nazionali registrati al Cnel sono adottati da 1.711.875 imprese e in totale interessano 13.749.593 lavoratori.
Guardando alla ripartizione per settori, ecco nel dettaglio i principali contratti in scadenza al 31 dicembre:
- Ccnl del terziario della distribuzione e dei servizi (firmatari: Confcommercio; Filcams Cgil; Fisascat Cisl; Uiltucs): si applica a circa 2,4 milioni di lavoratori.
- Ccnl per i dipendenti dalle aziende metalmeccaniche e della installazione di impianti (firmatari: Federmeccanica; Assistal; Confindustria; Fim Cisl; Cisl; Fiom Cgil; Cgil; Uilm Uil; Uil): riguarda 1,4 milioni di lavoratori.
- Ccnl logistica, trasporto merci e spedizione (firmatari: Aite; Aiti; Assoespressi; Assologistica; Fedespedi; Fedit; Fisi; Trasportounito Fiap; Anita; Fai; Federtraslochi; Federlogistica; Fiap; Unitai; Conftrasporto; Cna Fita; Confartigianato trasporti; Casartigiani; Claai; Filt Cgil; Fit Cisl; Uiltrasporti Uil (sottoscrizione di Agci servizi; Federlavoro Confcooperative): è applicato a circa 470 mila lavoratori.