Non escono grandi novità sui dazi dall'atteso discorso del presidente Usa Donald Trump all'Economic Club di New York, ma Wall Street continua a macinare nuovi record, con gli indici Nasdaq e Standard & Poor's 500 che segnano nuovi massimi storici.
Sulla guerra commerciale con la Cina Trump assicura che la Fase 1 dell'accordo "è vicina e potrebbe arrivare a breve", ma non lo firmerà "se non sarà negli interessi degli Stati Uniti", anche se Pechino "la vuole da morire". A New York il presidente è atteso al varco anche per quanto riguarda le tariffe automobilistiche europee. Gli investitori si aspettano che ritardi di altri sei mesi l'imposizione di dazi sulle importazioni di automobili e ricambi auto dell'Unione europea, ma l'inquilino della Casa Bianca non si pronuncia in proposito, limitandosi a dire che le barriere commerciali dell'Ue sono "inique e terribili, in molti casi peggiori di quelle cinesi".
Donald rivendica "un boom mai visto prima"
A New York, Trump esordisce con toni trionfalistici. La mia amministrazione, dice, "ha creato un'epoca di prosperità senza precedenti negli Stati Uniti", "abbiamo lanciato un boom economico mai visto prima", mentre prima di me "la stagnazione era la normalità per gli Stati Uniti". Poi il presidente Usa torna ad attaccare la Fed. "Ci pone in una posizione di svantaggio competitivo" dice, poiché "è stata troppo veloce" ad alzare i tassi di interesse e "troppo lenta" a ridurli. Inoltre, a differenza di altre banche centrali, non ha introdotto i tassi di interesse negativi: "Datemeli. Datemi un po' di quei soldi. Voglio un po' di quei soldi. La nostra Federal Reserve non ci permette di farlo".
In conclusione Trump ha ricordato che "dalla mia elezione, lo S&P è cresciuto del 45%, il Dow Jones del 50% e il Nasdaq del 60%. E se avessimo avuto una Federal Reserve che lavorava con noi, avremmo potuto aggiungere un altro 25% a ciascuno di quei numeri, lo garantisco".
In materia di tariffe è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine del colloquio con il Presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa. Il capo dello Stato afferma che "la politica commerciale dei dazi è contraddittoria con lo spirito dell'Alleanza atlantica e con lo spirito che ha contraddistinto i rapporti tra le due sponde dell'Atlantico".