Unicredit esce da Mediobanca, di cui era il primo azionista, e si prepara a incassare qualcosa meno di 800 milioni dalla vendita del suo 8,4%. La notizia, annunciata dallo stesso istituto guidato dal francese Jean Pierre Mustier, arriva in un momento particolare sia per la banca di piazza Gae Aulenti che per quella di piazzetta Cuccia.
La prima, dimagrita dopo una serie di cessioni, compresa quella del 30% di Fineco, il 3 dicembre dovrà svelare il proprio nuovo piano industriale che potrebbe prevedere, oltre a un sensibile taglio dei costi, anche operazioni straordinarie all'estero; la seconda, che invece lo presenterà a novembre, ha visto diversi scossoni nel proprio azionariato nell'ultimo anno, fra cui il rumoroso ingresso di Leonardo Del Vecchio fra i soci.
Proprio il patron di EssilorLuxottica, con l'uscita di Unicredit e con la vendita di parte della quota da parte di Vincent Bollorè, si ritrova a essere, con il suo 7,52%, il primo azionista di Mediobanca, stando alla lettura del libro soci dell'assemblea di fine ottobre. Nelle ultime settimane, proprio in seguito all'arrivo dell'imprenditore e alle sue prese di posizione che hanno messo nel mirino una strategia del management giudicata troppo attendista, i mercati hanno iniziato a scommettere che qualcosa si stesse muovendo in piazzetta Cuccia.
Il titolo è salito in maniera decisa, sia per le benevole raccomandazioni degli analisti, che invece ben giudicano il lavoro dell'ad di Mediobanca Alberto Nagel e guardano con fiducia al nuovo piano, sia per le speculazioni su eventuali scossoni: negli ultimi tre mesi ha guadagnato poco meno del 25% e nell'ultimo anno il rialzo sfiora il 39%.
Cosa farà Unicredit con le risorse accumulate?
Proprio questo trend ha portato le azioni sopra il valore a cui Unicredit aveva in carico il proprio pacchetto, pari a 9,89 euro, e ha permesso di avere un margine per effettuare la vendita senza avere minusvalenze a bilancio: dall'8,4% di Mediobanca l'istituto di piazza Gae Aulenti potrebbe ricavare qualcosa meno di 800 milioni a fronte di un valore di mercato appena superiore a quella soglia, realizzando una mini-plusvalenza da circa 50 milioni secondo le prime stime.
Come Jean Pierre Mustier intenda impiegare le risorse accumulate durante tutto l'ultimo anno è un tema che verosimilmente il banchiere francese e Unicredit sveleranno soltanto il 3 dicembre, alla presentazione del nuovo piano: prima della mossa aveva già messo abbondante fieno in cascina (solo la quota di Fineco è stata venduta per oltre 2 miliardi) e secondo diversi analisti questo potrebbe essere prodromico a un'espansione all'estero.
Mustier ha sempre sottolineato la difficoltà di realizzare fusioni transfrontaliere ma lo scorso autunno Fabrizio Saccomanni, all'epoca presidente della banca prima dell'improvviso decesso, aveva confermato che Unicredit stava valutando la possibilità di creare una subholding in Germania che racchiudesse le attività non italiane e che la mossa sarebbe stata portata avanti in caso di m&a. Di sicuro con l'uscita da Mediobanca si scioglie un incrocio che non era ben visto dalla Bce, perchè piazzetta Cuccia aveva un diretto concorrente come primo azionista; viene cosi' anche a 'mancare' uno degli snodi storici della finanza italiana, quella catena Unicredit-Mediobanca-Generali che da anni è al centro delle vicende economiche del Paese.
Mediobanca, da parte sua, si trova ad avere come primo socio un Del Vecchio che non ha fatto mancare critiche sulla strategia tenuta fino a questo momento da Nagel, ma diventa di fatto sempre piu' una public company: l'accordo di consultazione senza vincoli sulle quote, con l'uscita di Unicredit, scende a circa il 13% del capitale e sale il peso degli azionisti istituzionali, con il mercato che nelle ultime settimane non ha mancato di far sentire la propria soddisfazione per l'attuale management.