Le consegne in un giorno (e il divorzio) costano caro a Jeff Bezos. Il fondatore di Amazon per un giorno ha perso il titolo di uomo più ricco del mondo. Questione di spiccioli (centinaio di milione più, centinaio di milione meno) e Bill Gates torna in testa. Colpa di una trimestrale deludente, provata dagli investimenti per accorciare i tempi di distribuzione, che ha premuto sulle azioni del gruppo. E quindi sul patrimonio del suo fondatore.
I conti che non piacciono a Wall Street
Il fatturato di Amazon nel terzo trimestre ha sfiorato i 70 miliardi di dollari, superando le stime degli analisti. Un record assoluto, grazie a una crescita anno su anno del 24%. Le vendite non solo continuano a lievitare, ma accelerano. Nel primo periodo del 2019, il progresso era stato del 17%, nel secondo del 20%. I problemi iniziano scorrendo verso l'ultima riga di bilancio. Il risultato operativo è calato del 15%, a 3,2 miliardi di dollari. Amazon aveva già ipotizzato un dato debole, ma la cautela non è stata sufficiente a preparare Wall Street. Anche perché l'utile netto è stato peggiore del previsto: 2,1 miliardi (giù del 26%).
Il peso delle consegne in un giorno
In mezzo a un fatturato da record e un utile debole ci sono le spese. In particolare quelle che stanno spingendo le consegne in un giorno per gli utenti di Prime, il grande obiettivo di Bezos. Per portare in casa gli articoli ordinati online in meno di 24 ore non basta premere sull'acceleratore del furgone. È necessario potenziare l'intera catena, investendo in tecnologia, logistica e personale. Insomma: costa tanto. Più di quanto il fondatore avesse preventivato.
Le spese operative (cioè quelle che servono per far funzionare le attività giorno per giorno) sono lievitate del 26%, Marciano quindi più velocemente del fatturato. Con incrementi significativi in tutte le voci: logistica, rete commerciale, marketing, tecnologia e contenuti, amministrazione. Che a rendere il conto più salato sia proprio l'obiettivo delle consegne in un giorno è confermato dai dati in Nord-America. Il mercato più ricco per Amazon (vale da solo il 60% del fatturato) è anche quello da dove il gruppo è partito con il nuovo servizio espresso. Con questa conseguenza: nel terzo trimestre, il risultato operativo negli Stati Uniti e in Canada è crollato: -37%, a 1,2 miliardi.
Aws non brillare
Il contraccolpo non è stato ammortizzato da Aws, il business dei servizi di hosting e cloud in cui Amazon è leader mondiale. Ha generato 9 miliardi (poco sotto le stime). Il fatturato continua a crescere in modo vigoroso, del 35% anno su anno. Ma la percentuale non porta con sé solo buone notizie. Il lato positivo sta nel fatto che, incassando a un ritmo più rapido rispetto all'intero gruppo, acquista peso nel bilancio. Per Amazon è una buona notizia, perché diversifica le attività, diventa meno dipendente dall'e-commerce e tende a essere più profittevole. Pur costituendo meno del 13% del fatturato, Aws vale infatti già il 70% del risultato operativo. In altre parole: ogni dollaro che arriva dal cloud vale più di uno incassato con l'e-commerce.
Ci sono però anche delle ombre: la crescita del 35% è la più lieve negli ultimi cinque anni. Aws sta rallentando ormai da cinque trimestri consecutivi. E se è fisiologico darsi una calmata man mano che si matura, la frenata non è comunque un buon segnale per un'attività su cui Amazon ha picchettato il proprio futuro. Senza dimenticare che il grande concorrente incombe: nello stesso periodo, Microsoft Azure ha registrato un progresso del 59%. Per una volta, non è di conforto neppure il risultato operativo. È ricco e porta miliardi di dollari nelle tasche di Bezos, ma è cresciuto del 9%, sei punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente. Mai cosi poco negli ultimi quattro anni e mezzo.
Stagione natalizia debole
Amazon non si alleggerirà nottetempo del peso degli investimenti. Lo dicono le previsioni per il trimestre in corso. Importante perché tra black friday, cyber monday e Natale, è il più ricco dell'anno. Le vendite nette dovrebbero essere tra gli 80 e gli 86,5 miliardi di dollari. Corrispondono a una crescita tra l'11 e il 20%. Ci sarà quindi una sicura frenata degli incassi. Stesso discorso per il risultato operativo, atteso tra 1,2 e 2,9 miliardi. Confrontato con l'ultimo trimestre 2018, vorrebbe dire una flessione (bene che vada) del 23%. E qui non si tratta di una corsa che rallenta: sarà la seconda retromarcia consecutiva.
Tutto in 24 ore
Giovedì il titolo di Amazon ha perso il 7% nelle contrattazione del dopo-borsa, portando il patrimonio di Bezos - che consiste in larga parte nella quota del 12% che controlla nella sua creatura - a 103,9 miliardi di dollari, contro i 105,8 miliardi di dollari di Gates. Il giorno dopo però il calo si è ridimensionato all'1%, riportando Bezos in vetta con 109,9 miliardi di dollari, 4,1 miliardi in più del papà di Microsoft. Fino a qualche mese fa il primato di Bezos era meno contendibile. Poi è arrivato l'accordo di divorzio con il quale l'ex moglie MacKenzie ha ottenuto 32,7 miliardi di dollari. E adesso questa trimestrale opaca.
Bezos è però convinto di aver imboccato la strada giusta: “Stiamo accelerando per rendere la nostra 25esima stagione natalizia la migliore in assoluto per i clienti Prime, con milioni di prodotti disponibili per la consegna in un giorno”. I clienti, ha spiegato nella nota che ha accompagnato i risultati, “stanno apprezzando” i tempi ridotti. “È un grande investimento ed è la giusta decisione a lungo termine”.