L'atteggiamento della Germania nei confronti delle misure assunte dalla Bce "ricorda quello dello scorpione nella favola di Esopo". A suggerire il paragone è Giulio Sapelli, secondo cui l'attacco della Bundesbank al nuovo Qe dimostra che Berlino "non ha capito che, favorendo la svalutazione dell'euro, Draghi sta dando ossigeno anche alle sue esportazioni".
I tedeschi, incalza l'economista intervistato dall'Agi, "restano accecati dall'ideologia del debito come peccato e, come lo scorpione, non riescono a impedirsi di pungere la rana Bce che cerca di trasportarli al di là del fiume".
Sapelli non risparmia però critiche neanche a Draghi. "Se il suo obiettivo è raggiungere finalmente l'inflazione", osserva, "allora le misure restano insufficienti. Il mondo", aggiunge, "è in deflazione secolare, in una stagnazione da deflazione mai vista, e l'unico modo per uscirne è aumentare salari e investimenti. La moneta non serve a creare sviluppo. Le politiche di crescita le fanno gli investimenti, lo stock di capitale fisso non quello di moneta circolante".
Di fondo, prosegue Sapelli, "anche Draghi è schiavo della politica dell'offerta e dovrebbe smetterla di parlare di debito. Una volta i banchieri centrali tacevano e agivano. Parli anche lui una sola volta all'anno, altrimenti accresce l'instabilità e la crisi di credibilità dei Parlamenti eletti".
Ma l'attacco a Draghi è anche il sintomo di "un mondo a frattali, della disgregazione del sistema, dell'inusitato conflitto in atto tra Europa e Stati Uniti. Chi non lo ha mai digerito non ha perso occasione per metterlo sotto accusa non appena i suoi 'amici' Stati Uniti lo hanno abbandonato". Ed è un messaggio al suo successore alla guida della Bce, Christine Lagarde. "Come a dirle: stai attenta a non crearci gli stessi problemi", conclude Sapelli.