Mediaset trasloca. Meglio, “Mediaset lascia Piazza Affari. Fuga in Olanda” titola la Repubblica; “Holding in Olanda per costruire il polo tv europeo” annuncia Il Sole 24 Ore; “B. declina, l’Italia non basta. Mediaset trasloca in Olanda” sottolinea Il Fatto Quotidiano, solo per citare alcuni titoli, tra i più significativi del panorama dei quotidiani in edicola, per dare il senso di un’operazione economica, finanziaria e organizzativa del gruppo tv, di ristrutturazione e rilancio insieme.
Ma al di là del cambio di sede, degli assetti azionari, delle ripartizioni delle quote, “Il Biscione cambia pelle per sfuggire all’estinzione” si legge a pag. 4 de la Repubblica in un’analisi sulla strategia del primo gruppo televisivo privato, a firma di Ettore Livini. “E apre alla fase due della sua esistenza”. L’articolo traccia il quadro di una svolta non più rinviabile, soprattutto da quando “lo scudo delle leggi ad aziendam che ha protetto per decenni Mediaset è venuto meno con il tramonto politico di Silvio Berlusconi”, insiste nel suo vecchio refrain il quotidiano di Largo Fochetti a Roma. Ma anche le condizioni di mercato sono venute meno. È mutato il panorama delle tv e delle tecnologie che lo sorreggono. “Netflix, le pay-tv e la concorrenza di You Tube, Facebook, Amazon & C. stanno incrinando - uno spettatore alla volta - lo strapotere del duopolio del piccolo schermo”.
Il calo della raccolta pubblicitaria
E poi c’è la raccolta pubblicitaria. Che per il gruppo di Cologno Monzese, tra recessione e spot in fuga verso il mondo digitale, è calata di un miliardo (-25%) in dieci anni, nodi arrivati al pettine nello stesso momento. E che Arcore ha cercato di affrontare, per difendersi, “tagliando i costi di 450 milioni in tre anni, dando l’addio alla zavorra della pay-tv (un miliardo di perdite in 13 anni) e al sogno – troppo costoso – del calcio”, ma la dieta per dimagrire cui s’è sottoposta non è stata sufficiente.
“Il mondo dei media, come dimostrano le nozze miliardarie Sky-Comcast o Disney-Fox e i 26 miliardi investiti quest’anno dai giganti dell’hi-tech in produzione di film e di contenuti propri – prosegue l’analisi – non è più un gioco per pesi mosca. E Mediaset ha deciso di sparigliare le carte per provare a essere protagonista e non vittima dello tsunami che sta travolgendo i media tradizionali”.
Chi si ferma è perduto, perciò rilanciare è d’obbligo. Questo il senso dell’operazione olandese. Anche Il Fatto Quotidiano dà dell’operazione un po’ la stessa lettura de la Repubblica: “La notizia è finanziaria ma è anche l’inevitabile epilogo del declino politico, che accompagna quello industriale, di Silvio Berlusconi” si legge nell’incipit dell’articolo che descrive come “Mediaset trasferirà la sua sede legale in Olanda, creando una holding con Mediaset Spagna, fusa nel gruppo” con l’obiettivo di “facilitare le alleanze internazionali” come ha spiegato Pier Silvio Berlusconi “dopo l’acquisto nei giorni scorsi del 10% del gruppo televisivo tedesco Prosieben”.
E ora l’azionariato dovrebbe essere così ripartito: “Fininvest, che oggi ha il 44% di Cologno Monzese, scenderà al 35,43%; la francese Vivendi passa dal 9,98 al 7,71% mentre l’altro suo 19,94% - che l’Antitrust ha imposto di trasferire in un trust (la Simon Fiduciaria) a causa della partecipazione in Tim - si ridurrà all’15,3%; il mercato deterrebbe il rimanente 41,47%”.
Il precedente di Fca
Però, chiosa il quotidiano diretto da Marco Travaglio, “se la mossa era obbligata, lo scenario sembra più quello di una scommessa, una missione ardita. Ma l’unica possibile”. Secondo il giornale, infatti, “replicare il modello scelto da John Elkann con Fiat, oggi Fiat Crhysler Automobiles con sede legale in Olanda e fiscale nel Regno Unito (così come la cassaforte Exor) è complicato dal fatto che la scelta dell’erede designato da Gianni Agnelli avvenne a valle di una brillante operazione finanziaria (l’acquisto di Chrysler chiuso da Sergio Marchionne, che ha salvato il gruppo)” mentre “Mediaset ha fatto il grande passo senza questo punto di forza”.
E se Fininvest si diluisce al 35,4% ma ha oltre il 50% dei diritti di voto, Il Sole 24 Ore - edizione di carta - in un articolo sugli equilibri azionari dal titolo “Vivendi, nel recesso il grimaldello per forzare la porta”, mette l’accento sul fatto che il riassetto societario annunciato ieri da Mediaset “prepara il tavolo per il banchetto internazionale, aspettando che arrivino i commensali”. I quali, al momento, “sono quelli di famiglia, le due Mediaset italiana e spagnola, mentre degli ospiti, uno - il tedesco ProsiebenSat - è riluttante a sedersi al tavolo per il timore di compromettere la propria indipendenza, mentre l’altro - il francese Vivendi - che probabilmente ambirebbe alla parte del leone il padrone di casa vorrebbe proprio tenerlo fuori dalla porta”.
La partita con Vivendi
E proprio da quest’ultima, secondo il quotidiano di Confindustria, potrebbero arrivare le sorprese”. “Vincent Bollorè ha fama di essere imprevedibile (e la campagna d’Italia ha dimostrato che non è una fama immeritata)”, scrive il quotidiano color salmone. L’operazione Mediaforeurope, col trasferimento della sede in Olanda, “comporta il diritto di recesso, un grimaldello – segnala Il Sole – che il finanziere bretone potrebbe essere tentato di utilizzare per riaprire le trattative col Biscione, al momento inesistenti”.
E questo cosa comporterebbe? Che “se Vivendi scaricasse le sue azioni restituendole, la capienza del recesso potrebbe rivelarsi insufficiente facendo saltare l’operazione”. Naturalmente Mediaset ha predisposto un meccanismo col quale si conta di far fronte anche a un’eventuale mossa di questo tipo, “preservando la fusione inversa nella newco olandese”. Cosicché le azioni restituite potrebbero essere “riofferte prima agli attuali azionisti, e poi, nel caso, anche al resto del mercato.” Però il rischio c’è, sottolinea il quotidiano di viale dell’Astronomia, che aggiunge: ma Vivendi ha anche un’altra strada da tentare per cercare di uscire dall’angolo. Quale? “Se ottenesse di votare in assemblea, probabilmente la sua quota (28,8%) sarebbe sufficiente per esercitare il veto della minoranza di blocco”.
Ovviamente i legali del Biscione sono pronti ad incrociare le armi.