Speravamo, ma la lettura dei giornali non ci aiuta. Non ci aiuta a individuare il colpevole, la “manina”, come viene chiamata, che ha redatto prima e fatto uscire poi il testo della “lettera scarlatta”, bruciante e arroventata, da inviare alle Ue per rassicurarla sulla compatibilità dei conti italiani prossimi e venturi, che ieri ha contribuito ad alzare la temperatura del governo e alterato i rapporti tra alleati, ciascuno in trincea tra reciproci sospetti e accuse di colpevolezza.
Quel che si capisce è che i Cinque Stelle sospettano che l’autore del testo (e dei tagli al reddito di cittadinanza per finanziare la flat tax e quota 100, non in deficit) sia il superministro economico e finanziario Tria in persona e ormai dato per passato armi e bagagli alla Lega (“Ha la tessera della Lega”, titola La Stampa), quindi indicato come asservito al pensiero del suo leader, Matteo Salvini.
I leghisti, invece, ritengono che a fare uscire il testo siano stati gli uomini, o meglio, le donne di Di Maio: “In serata batte un colpo la vice di Tria al Mef, la 5Stelle Laura Castelli – si può leggere in un passaggio di una cronaca de Il Fatto Quotidiano - con una nota che rivendica l’assalto: ‘Mi sorprende che Tria smentisca la versione della lettera circolata, nel pomeriggio anche io avevo visto una bozza con i tagli al welfare. Mi rincuora che Conte abbia deciso di correggerne aspetti per noi irricevibili’”.
È lei la manina che ha svelato il gioco di Tria? Resta l’interrogativo ma più in là non si va. “Ovviamente dall’altra parte del fiume negano, e c’è chi accusa i soliti, misteriosi funzionari” si legge ancora.
Naturalmente la “lettera” ha innescato una serie di azioni e di altrettante reazioni, di cui si trova riscontro sulle prime pagine. E se per il Corriere della Sera semplicemente “Il caso Tria scuote il governo”, Il Giornale titola “Siamo senza governo” mentre Il Foglio parla di “Una giornata da sbando”.
Il Fatto Quotidiano, con una copertina-Giallo Mondadori si concentra su “Tria e il mistero delle due lettere” senza riuscire più di tanto a svelarlo. Il Messaggero segnala che per il “Caso Ue, salta la tregua nel governo” rimettendo in gioco i fragili equilibri mentre la Repubblica titola “Italia rischiatutto” un po’ guardando da un lato all’intervento del Governatore di Bankitalia Visco, che nelle sue Considerazioni finali di ieri ha segnalato la necessità di approntare interventi consistenti per rilanciare il Pil, dall’altro allo schizzare all’in su dello spread pericolosamente verso quota 300 punti che porta “per la prima volta i titoli di Stato “al livello di quelli greci”.
I fatti nudi e crudi sono tutti qua. Poi restano le conseguenze che prendono corpo in ipotesi tradotti in titoli come quello di una pagina interna de la Repubblica che riflette: “Staccare la spina, Di Maio ci pensa” con il premier Conte che ragionando ad alta voce valuta: “si riparte o meglio dividersi”. Poi ci sono i commenti: e quello del Corriere, per la firma del direttore Daniele Manca, punta l’indice contro “Un illusione da sfatare: che si possano usare soldi che non si hanno” o quello di la Repubblica che chiede “Uno scatto di responsabilità” rifacendosi sempre alle sollecitazione del governatore Visco che “ha a avvertito il governo che qualsiasi manovra di bilancio fatta aumentando il deficit rischia di costarci in interessi sul debito assai più di quanto speri di far guadagnare all’economia”.
Un campanello d’allarme, un avviso ai naviganti e alla tolda di comando “prima che il ballo sovranista sull’orlo del baratro diventi un crollo in nome dell’autarchia”. E tra le conseguenze della “lettera” c’è poi la situazione politica più generale e la coesione nazionale, che nel suo SetteGiorni sul Corriere Francesco Verderami analizza così: “Conte prova a invertire la tendenza, nonostante i problemi di governo incrocino una crisi che sembra di sistema: con la magistratura nella bufera, con ex capi di stato maggiore che disertano in polemica la parata del Due Giugno, con la chiusura in serie di stabilimenti industriali che colgono di sorpresa il ministro Di Maio, i chicchi di ‘grandine’ colpiscono ovunque”.