L'aumento dello spread frena la crescita economica dell'Italia e la rende vulnerabile nel settore bancario e finanziario. Sono preoccupate le parole del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sull'aumento dei tassi dei titoli di Stato italiani. Aumento che ha un effetto diretto sul Pil: "Si stima - dice Visco - che a parità di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinino una riduzione del prodotto dello 0,7 per cento nell'arco di tre anni".
Visco snocciola i numeri che spiegano la sua preoccupazione. E avverte che l'aumento dello spread e dei rendimenti dei titoli di Stato italiani comporta rischi che "in situazioni di tensione possono acuirsi, nella percezione dei mercati, in modo repentino".
Vediamo questi numeri: il rendimento dei titoli decennali è di quasi un punto percentuale più alto dei valori osservati nel mese di aprile dello scorso anno; il differenziale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi è aumentato di 160 punti base; quello nei confronti dei titoli spagnoli di 140 punti. Non solo: i premi sui 'credit default swaps' indicano che sia il rischio di credito sia quello di ridenominazione del debito in una valuta diversa dall'euro continuano a spingere verso l'alto i rendimenti dei titoli di Stato italiani. Finora, dice Visco, la trasmissione del maggiore costo dei titoli pubblici a quello dei prestiti delle banche a imprese e famiglie "è stata limitata, grazie all'ampia liquidità e alle migliori condizioni dei bilanci degli intermediari".
E tuttavia, "cominciano a emergere segnali di tensione: secondo i sondaggi, le politiche di offerta dei prestiti, pur rimanendo nel complesso distese, si stanno gradualmente irrigidendo, soprattutto per le piccole imprese, a seguito del deterioramento del quadro macroeconomico e dell'aumento dei costi di provvista delle banche".