conIl 21 aprile scorso i gamer di tutto il mondo hanno festeggiato i 30 anni dalla nascita del Game Boy: la console portatile di Nintendo ha allietato grandi e piccoli con i suoi capolavori in bianco e nero, contribuendo non poco a crescere generazioni di appassionati di videogiochi.
Pochi giorni dopo, e con molta meno enfasi, la stessa Nintendo metteva di fatto la parola fine all'era delle console portatili. Lo faceva annunciando in un incontro con gli investitori di non avere in cantiere nuovi giochi per il 3Ds, l'ultimo hardware da tasca rimasto sul mercato.
Non si tratta certo di una sorpresa, ne di una fine “ufficiale”: la produzione della console continuerà ancora e saranno pubblicati (pochi) giochi di altre software house, ma è comunque il segnale della conclusione di una storia durata appunto 30 anni.
Lo stato di salute di questo ramo del mondo dei videogame è peraltro comatoso da un po': il Nintendo 3Ds, ultima incarnazione delle portatili della casa giapponese, è arrivato nei negozi nel 2011 e, nonostante alcuni restyling, otto anni restano un'eternità per questo business. In cui la concorrenza “diretta” non si è praticamente mai vista: l'unico vero competitor recente delle portatili Nintendo sono state le console di Sony, prima la PlayStation Portable e poi la Ps Vita. Molto più potenti delle controparti Nintendo, le piccole Sony non sono però mai state baciate dal successo di pubblico. E così la Ps Vita è uscita definitivamente di produzione il 1 marzo scorso, senza che al suo posto sia arrivato un erede.
Erede che probabilmente non si vedrà neanche per il 3Ds perché, nel frattempo, il mondo è andato da un'altra parte. Il successo di un 3Ds, capace di vendere nel mondo 75 milioni di pezzi, sembra oggi irripetibile di fronte alla diffusione massiccia di una piattaforma di gioco assai più performante e supportata da migliaia di titoli e nuove uscite: gli smartphone Apple e quelli Android.
Un cambio di paradigma evidente anche nel piccolo mercato italiano: secondo l'ultimo rapporto Aesvi infatti, nel 2018 in Italia sono state vendute appena 84 mila console portatili, persino meno delle “retro-console” come il Nintendo e il Super Nintendo mini che hanno venduto poco più di 85 mila pezzi nel nostro Paese. Per dare un metro di paragone, si tratta di un mercato crollato del 40 per cento rispetto al già difficile 2017, una briciola rispetto al settore delle console casalinghe che ha fatto segnare oltre un milione e centomila pezzi venduti in Italia nell'ultimo anno.
Il futuro del gioco in mobilità sembra quindi ora un'esclusiva dei cellulari, con la parziale eccezione di Nintendo che deve puntare tutto sulla sua “ibrida” Switch, un po' console da casa e un po' console da viaggio e che, secondo diversi rumor della stampa di settore, potrebbe presto ricevere un restyling per renderla ancora più compatta e portatile appunto. La casa di Kyoto ha dalla sua il vantaggio di una lunga esperienza nel settore e la proprietà di alcune delle “ip” (proprietà intellettuali) più preziose del mondo dei videogiochi: le saghe di Super Mario, Zelda, Pokemon e Metroid solo per citarne alcune.
L'esempio di Nintendo mostra quindi che nei prossimi anni potrebbe non avere più senso la distinzione tra console portatili e console casalinghe. E poi c'è la rivoluzione annunciata del cloud gaming, con prodotti come Google Stadia che promettono di farci giocare allo stesso titolo su qualunque dispositivo collegato a Internet, sia esso il pc, il tablet o lo smartphone. Il Game Boy non avrà forse un nuovo successore ma la sua eredità e la sua lezione, poter giocare ovunque, non è mai stata così al sicuro.