In verità, lo slogan risale agli anni Settanta: “Lavorare meno, lavorare tutti!” Era in auge nell’allora sinistra rivoluzionaria e in certi settori della sinistra sindacale. Ora, a riproporlo, è nientemeno che il nuovo Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, tecnico della squadra pentastellata, che ha preso il posto da poche settimane di Tito Boeri. E riguarda il tema della riduzione dell’orario di lavoro, per la quale Il Fatto ricorda che “l’ultima volta che il tema della riduzione dell’orario è entrato nel dibattito pubblico risale alla fine degli anni ’90, quando l’allora segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, duellò su questo con l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi”.
Ma cosa ha detto Tridico? Semplicemente che la riduzione dell'orario di lavoro, a parità di salario, è una leva per ridistribuire ricchezza e per aumentare l'occupazione, come riporta in una breve nota Il Sole24Ore dicendo che la proposta è stata formulata nel corso di una lezione alla Facoltà di Economia alla Sapienza. “Siamo fermi in Italia all’ultima riduzione di orario del ’69 – ha detto Tridico –. Non ci sono riduzioni da 50 anni, invece andrebbero fatte. Gli incrementi di produttività vanno distribuiti o con salario o con un aumento del tempo libero».
Proposta che ha trovato subito il consenso del vicepremier Luigi Di Maio, per il quale le parole di Tridico meritano “degli approfondimenti e massima discussione con le imprese e i rappresentanti dei lavoratori“, ribadendo la necessità di un salario minimo che si accompagni alla contrattazione collettiva. “Una posizione – sottolinea ancora Il Fatto – da sindacalismo rosso per una bandiera della sinistra che rivendicava le 35 ore ‘a parità di salario’ e in alcuni casi anche a 32 ore”.
La posizione non è nuova, ricostruisce il Corriere della Sera: “Tridico aveva toccato più volte questo tema. Una settimana dopo le elezioni del marzo scorso, mentre era appena iniziata la lunga trattativa che poi portò alla nascita del governo di Lega e Movi- mento 5 Stelle, lo stesso presi- dente dell’Inps aveva esposto la sua teoria in un post sul blog del Movimento 5 Stelle, specificando un dettaglio fondamentale: E cioè che la riduzione dell’orario di lavoro doveva avvenire a parità di salario: le politiche per l’occupazione, aveva scritto allora Tridico, dovranno anche tener conto dell’avanzare della robotizzazione che mette a rischio i posti di lavoro. Per contrastare questa tendenza «il primo passo sarà la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per aumentare l’occupazione e incentivare la riorganizzazione produttiva delle imprese».
E sempre in quel post, ricorda ora il quotidiano di via Solferino – “proponeva anche la «banca delle ore come strumento per superare lo straordinario e la possibilità per il lavoratore di determinare l’inizio e il termine dell’orario di lavoro nell’ambito di una fascia di presenza obbligatoria”.
“In Italia c’è un problema di disoccupazione, certo” è l’inicipit dell’articolo di Libero. “Ma c’è anche un problema di incontro tra domanda e offerte di lavoro, nel senso che si fa fatica a trovare quelle figure professionali che servirebbe- ro a utilizzare al meglio gli impianti 4.0, ad analizzare i big data e ad utilizzare le intelligenze artificiali. E soprattutto c’è una questione grande come una casa che riguarda la crescita. Ormai piatta che tira in ballo gli scarsi consumi interni, la carenza di produttività, la mancanza di investimenti ecc.”.
“Bene – scrive il quotidiano della coppia Feltri-Senaldi – Tridico, che da poco ha preso il posto di Tito Boeri, ha la soluzione quasi per tutto. ‘La riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, come leva per ridistribuire ricchezza e aumentare l’occupazione’. Come? Lavoriamo di meno e siamo tutti più ricchi?” si chiede provocatoriamente e anche un po’ ironizzando. Taglia corto Il Foglio, nel mezzo di un articolo sul Def, su reddito di cittadinanza e quota 100 che “creano solo disoccupati e decrescita”: “Un economista consulente governativo aveva persino teorizzato che spendere 6 miliardi in deficit per il reddito di cittadinanza avrebbe regalato al governo altri 12 miliardi da spendere in deficit l’anno dopo, e per questa supposizione è stato premiato con la presidenza dell’Inps. Gratificato per il nuovo incarico Pasquale Tridico ora vuole anche ridurre l’orario di lavoro. Non ci sarà crescita del pil potenziale, non ci sarà crescita del pil reale. Ci saranno meno occupazione e più disoccupazione, perché il lavoro non si crea per decreto o per sussidio, né si liberano posti per i giovani dando soldi agli anziani”.
Tuttavia Il Fatto sostiene che “la proposta trova appigli nella realtà: tra i Paesi dell’Unione europea, l’Italia è quella che ha il monte ore annuo medio più alto, 1723 ore lavorate per addetto contro le 1514 di Gran Bretagna e Francia, le 1546 del Belgio o le 1356 della Germa- nia. I contrari ricordano sempre che così si riduce la produttività del lavoro (in realtà si aumenta il costo unitario per unità lavorativa), ma se si investisse in tecnologia, capitale e organizzazione del la- voro, il saldo potrebbe essere inalterato”.
A salutare positivamente la proposta di Tridico è stato solo il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, mentre la Cisl rimanda tutto alla contrattazione tra le parti. “Però è una proposta rilevante, soprattutto per l’autorevolezza del proponente. E magari meriterebbe ben altra accoglienza, soprattutto a sinistra” chiosa i quotidiano di Travaglio.