Articolo aggiornato alle ore 16,30 del 30 gennaio 2019.
In Italia si creano meno posti di lavoro che altrove e crescono le disuguaglianze retributive tra operai, impiegati e dirigenti. E se il pubblico impiego invecchia, per i giovani lo sbocco più immediato è da camerieri o commessi. È quanto emerge dal 2° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. Negli ultimi dieci anni (2007-2017) il numero di occupati in Italia è diminuito dello 0,3%, è invece aumentato in Germania (+8,2%), Regno Unito (+7,6%), Francia (+4,1%) e nella media dell’Unione europea (+2,5%).
Nel Sud il tasso di occupazione è pari al 34,3% (2,9 punti percentuali in meno di differenza rispetto al 2007), al Centro è al 47,4% (lo 0,4% in meno), nel Nord-Ovest al 49,7% (l’1,1% in meno), nel Nord-Est al 51,1% (l’1,3% in meno). Non solo creiamo meno lavoro degli altri Paesi, ma ne distruggiamo di più proprio dove ce n’è di meno: il Mezzogiorno.
Giovani camerieri, anziani dipendenti pubblici
Vent’anni fa, nel 1997, i giovani di 15-34 anni rappresentavano il 39,6% degli occupati, nel 2017 sono scesi al 22,1%. Le persone con 55 anni e oltre erano il 10,8%, ora sono il 20,4%. I lavoratori «anziani» hanno un’alta presenza nella pubblica amministrazione (il 31,6% del totale, con una differenza di 13,5 punti percentuali in più rispetto al 2011) e nei settori istruzione, sanità e servizi sociali (il 29,6%, il 7,4% in più). I millennial invece sono più presenti nel settore alberghi e ristoranti (39%) e nel commercio (27,7%).
Retribuzioni
Ceto medio impiegatizio e operai sempre più lontani dai dirigenti. Rispetto al 1998, nel 2016 il reddito individuale da lavoro dipendente degli operai è diminuito del 2,7% e quello degli impiegati si è ridotto del 2,6%, mentre quello dei dirigenti è aumentato del 9,4%. Nel 1998 il reddito da lavoro dipendente di un operaio era pari al 45,9% di quello di un dirigente ed è diminuito al 40,9% nel 2016. Quello di un impiegato era il 59,9% di quello di un dirigente e si è ridotto al 53,4% nel 2016. Le retribuzioni da lavoro dipendente degli impiegati sono sempre più schiacciate su quelle degli operai e sempre più distanti da quelle dei dirigenti.
Lavorare in meno, lavorare di più
E chi lavora, lavora sempre di più, dice il Censis. Il 50,6% dei lavoratori afferma che negli ultimi anni si lavora di più, con orari più lunghi e con maggiore intensità. Sono 2,1 milioni i lavoratori dipendenti che svolgono turni di notte, 4 milioni lavorano di domenica e nei giorni festivi, 4,1 milioni lavorano da casa oltre l’orario di lavoro con e-mail e altri strumenti digitali, 4,8 milioni lavorano oltre l’orario senza il pagamento degli straordinari. Gli effetti patologici dell’intensificazione del lavoro sono rilevanti.
A causa del lavoro, 5,3 milioni di lavoratori dipendenti provano i sintomi dello stress (spossatezza, mal di testa, insonnia, ansia, attacchi di panico, depressione), 4,5 milioni non hanno tempo da dedicare a se stessi (per gli hobby, lo svago, il riposo), 2,4 milioni vivono contrasti in famiglia perché lavorano troppo.