Come tutte le novità di casa Facebook, anche l’integrazione dei servizi di messaggistica di Whatsapp, Instagram e Facebook Messenger sarà comunicato come un modo per facilitare lo scambio di informazioni, le comunicazioni degli utenti dell’impero Zuckerberg. D’altro canto, rendere il mondo sempre più connesso è il motto aziendale.
Uno scoop del New York Times ha rivelato il prossimo passo di questo processo: l’integrazione graduale di alcune parti di Whatsapp, Facebook e Instagram per rendere più facile la comunicazione tra le app. Ci vorrà tempo, ma non molto: 12 mesi, rivela il quotidiano. La notizia non è stata smentita e potrebbe avere delle conseguenze enormi.
Da quello che ha scritto il Times, gli ingegneri di Facebook nei prossimi mesi lavoreranno all’integrazione delle piattaforme così da consentire di mandare messaggi da Whatsapp su Messenger, da Messenger a Instagram, da Instagram a Whatsapp e via via le varie combinazioni possibili.
Tutte le applicazioni di messaggistica dovranno incorporare la crittografia end-to-end (E2E), quella che secondo gli esperti di sicurezza informatica è la più sicura e che consente solo a mittenti e destinatari di un messaggio di poter ‘cifrare e decifrare’ i messaggi che vengono scambiati in privato. Per ora questa modalità è utilizzata solo da Whatsapp. Facebook Inc sembra volerla estendere anche alle altre app. Una buona notizia, apparentemente. Eppure è proprio qui che nascono i primi problemi, e i primi dubbi.
Quali saranno gli standard di crittografia sulle tre app?
In una discussione lanciata su Twitter, Matthew Green, professore di crittografia alla Johns Hopkins University, ha scritto che la sua maggiore preoccupazione riguarda proprio la diluizione potenziale della sicurezza della privacy su Whatsapp con l’integrazione delle altre due piattaforme.
Questa integrazione, si chiede Green, “vorrà dire che si eleveranno gli standard di crittografia di Instagram e Facebook a quella di Whatsapp, o viceversa, che quella di Whatsapp sarà abbassata a quella delle altre due per consentire la compatibilità? La seconda (ipotesi) sarebbe molto pericolosa”.
La monetizzazione delle conversazioni private
Un secondo aspetto riguarda la questione dei dati delle nostre conversazioni e della loro monetizzazione. Integrando i dati aggregati di tutti gli utilizzatori delle tre piattaforme, nelle mani di Facebook Inc ci sarebbero informazioni dettagliate su gusti, acquisti, propensione all’acquisto, abitudini, insomma tutta la vita di quasi un abitante su due della Terra.
Ed è un altro tema affrontato da diversi esperti di tecnologia. È la seconda preoccupazione di Green, ma la principale di Casy Newton, la più importante firma di The Verge sul tema delle democrazie nell’era dei social network, che sottolinea come una volta unificati i database non sarà più possibile lo spezzatino delle tre applicazioni - separare Facebook dalle sue controllate - soluzione ventilata in America per arginare la concentrazione di potere nelle mani della multinazionale.
Il commento: Un grande passo in avanti per Zuckerberg, un disastro per l'umanità
Sullo stesso tema, un giudizio ancora più duro lo dà Sarah Jamie Lewis, direttrice di Openpivacy, gruppo di studio no profit canadese che si occupa di privacy e diritti: “Stanno costruendo il più grande sistema di sorveglianza mai sperimentato prima, e lo venderanno dietro il cartello della crittografia dei consumatori”.
Mentre Mike Butcher, commentatore di TechCrunch e tra i giornalisti più noti del digitale, annuncia che se dovesse davvero succedere smetterà di usare il servizio per passare a Telegram o Signal: “Peccato. Whatsapp funziona molto bene e chiedeva pochi dati”.
Per alcuni invece è una buona notizia, con un Facebook più sicuro
Finora per iscriversi a Whatsapp serviva solo il numero di telefono, mentre sia Facebook che Instagram chiedono diverse informazioni su chi vuole aprire un profilo. Per non parlare delle informazioni raccolte dalle pagine che si seguono, gli eventi a cui si partecipa, quelli che ci interessano, le nostre foto, le nostre idee politiche.
E se ancora non è chiaro quali tipi di correlazioni sui nostri gusti potranno essere fatte dall’integrazione dei tre servizi, lo scenario che sembra inquietare gli esperti del settore è che tutto sarà riunito in un unico raccoglitore di dati. Al fine di monetizzare le nostre conversazioni private, vendendo alle aziende le nostre inclinazioni, i nostri desideri.
Va detto che non tutti sono della stessa idea. Alex Stamos, docente a Stanford di tecnologie digitali, e Alec Muffet vedono invece la possibilità che si realizzi la prima ipotesi del professor Green citato all’inizio: ovvero che la sicurezza di Whatsapp verrà ‘estesa’ anche alle altre piattaforme. Ovvero che la E2E sia allargata anche alle altre app che, a detta di Green, finora hanno sistemi di crittografia ‘spazzatura’, in pratica inesistenti.
Più difficile invece smentire quale sia l’idea di business che è dietro questo progetto di Facebook Inc. Quello di monetizzare le conversazioni, integrando tutto ciò che riguarda le nostre comunicazioni in un unico grande raccoglitore da cui estrapolare metadati utili alla monetizzazione delle reti sociali. E non tutti sono d’accordo sul fatto che l’umanità debba essere destinata alla monetizzazione pressocché totale delle sue comunicazioni.