Nel maxi emendamento alla manovra sono presenti alcune norme dedicate alle startup e al venture capital che potrebbero essere in grado di muovere circa 2 miliardi di investimenti in innovazione. Soldi che dovrebbero arrivare dall'istituzione di nuovi fondi pubblici, ai quali saranno destinati parte degli utili che lo Stato ottiene dalle partecipate, ma anche da una riformulazione dei Piani individuali di risparmio.
1. Il fondo per il venture capital del Mise
E questo sarà reso possibile grazie a un principio stabilito dalla legge: lo Stato da oggi potrà investire in maniera diretta o indiretta in venture capital, quindi in startup. E si riserva di poterlo fare attraverso la creazione di fondi propri o l'investimento in fondi privati esistenti attraverso il meccanismo del fondo di fondi. In dettaglio, nel testo della manovra si sancisce in primo luogo la nascita di un "Fondo di sostegno al Venture capital".
Si tratta di una riserva del ministero dello Sviluppo che dovrebbe essere impiegata in investimenti in altri fondi. Avrà una dotazione di 90 milioni di euro nel periodo 2019-2022, e di altri 20 milioni tra il 2022 e il 2025.
2. Lo strumento unico, con Cpd
Trova anche spazio la 'razionalizzazionè degli investimenti fatti dallo Stato anticipata dal ministro Di Maio nelle scorse settimane: Invitalia Ventures, fondo di venture capital di Invitalia, passa sotto Cassa depositi e prestiti con la sua dotazione di 400 milioni. L'obiettivo è creare uno strumento di investimento unico in innovazione, probabilmente nella forma di una società di gestione di risparmio. Altri soldi in questo fondo dovrebbero arrivare proprio da Cdp, che nel suo piano industriale, come rivelato da Agi, ha messo in conto proprio gli investimenti in venture.
3. 15% dividendi delle partecipate in venture capital
Mentre il governo da parte sua dovrebbe poter contribuire a questo fondo in startup destinando, stando alla manovra, almeno il 15% dei dividendi che arrivano dalle partecipate. Una cifra di circa 400 milioni l'anno, considerando che nel 2017 sono stati di circa 2,5 miliardi.
Già da queste misure il fondo potrebbe raggiungere sulla carta una dotazione superiore al miliardo, con la cabina di regia del Mise e Cdp incaricata della costituzione del veicolo di investimento.
4. 5% al venture capital dai Piani individuali di risparmio (Pir)
Ma altre risorse agli investimenti in startup arriveranno dalla destinazione del 5% dei Piani individuali di risparmio (Pir) a investimenti in fondi di venture capital, una misura attesa da anni da tutti gli operatori di settore. I Pir hanno raccolto nel 2017 circa 11 miliardi di euro, quest'anno la cifra dovrebbe essere di poco inferiore, per una cifra destinata ai fondi di venture di poco superiore ai 400 milioni circa.
5. Formalizzata la categoria dei business angels
Inoltre la manovra formalizza la categoria di investitori per i business angels, che finora erano stati gruppi informali: i business angels saranno investitori privati che avranno comprato quote di startup per almeno 40 mila euro in 3 anni. Rientrare in questa categoria permetterà sgravi che passano dal 30 al 40% delle somme investite.
6. Norma pro 'exit' e acquisizioni da altre società
Presente anche un'incentivo sotto forma di credito di imposta per le società che comprano startup innovative: si tratta di un'agevolazione fiscale fino al 50% purché mantenga le quote acquisite per almeno tre anni.
Finora gli investimenti in innovazione in Italia, tra pubblico e privato, sono stati in media tra i 100 e 200 milioni l'anno. Anche per questo il mercato delle startup non è mai decollato, nonostante promesse e buone intenzioni delle passate legislature. Con un mercato degli investimenti che arrivi a superare miliardo di euro ogni anno, l'Italia potrebbe nei prossimi anni raggiungere i livelli dei principali Paesi europei, recuperando il gap creato negli ultimi 10 anni.