Non è una chiusura totale al reddito di cittadinanza, quella di Tito Boeri, presidente dell’Inps. Ma bisogna entrare nel merito degli aspetti decisivi della misura per combattere la povertà progettata dal governo gialloverde, e smetterla di parlare di aspetti secondari. Lo ha detto in una intervista al Corriere della Sera.
“Allo stato attuale solo principi generali. Si guarderà a redditi e patrimoni per decidere a chi concedere il trasferimento. E si terrà conto di chi ha la proprietà della casa, giustamente da trattare in modo diverso rispetto a chi è in affitto. Spero che ci diano gli strumenti per impedire abusi, compreso l’accesso all’anagrafe dei rapporti finanziari. Il problema è che neanche qui abbiamo un articolato e non si stanno discutendo gli aspetti decisivi”. Boeri sostiene che si parli solo di applicativi software per le domande in rete e di come utilizzare la social card. "Mi pare secondario. Finalmente abbiamo un governo che prende a cuore il problema della povertà, ma non illudiamoci che i veri poveri stiano davanti a un computer per una specie di click-day del reddito di cittadinanza. Per raggiungerli e evitare le frodi c’è bisogno di coinvolgere i comuni, che hanno la maggiore esperienza e prossimità".
Nell'intervista il presidente dell'Inps, che negli ultimi mesi è entrato spesso in conflitto con i ministri ndel governo Conte sulle misure economiche previste nel programma di governo, sembra indicare una via per far digerire la legge di bilancio a Brexelles (mercoledì il giudizio finale della Commissione, che potrebbe procedere con una procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti dell'Italia).
Ha detto Boeri: "La strada maestra è prevedere più misure per la crescita. Una manovra che destina il grosso delle risorse a chi non lavora non può piacere in Europa. Se però documentassimo che staremo sotto ai limiti di spesa stabiliti sulle pensioni senza aumentare il debito pensionistico e che le misure sociali servono a dare un futuro ai tantissimi minori oggi al di sotto della soglia di povertà, questa scelta potrebbe essere vista anche come un investimento nei lavoratori del futuro. Gli altri Paesi europei sanno che c’è un problema di povertà nei Paesi del sud Europa causato dalla crisi. L’evoluzione del quadro politico li ha messi di fronte a questa realtà. Io vedo segnali di disponibilità, anche in Germania".
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