Per molte società tecnologiche è stato un trimestre record. In alcuni casi (Facebook e Twitter) il conto economico ha fatto passare in secondo piano le difficoltà alla voce utenti. In altri (Apple ed Amazon), utile e fatturato non sono bastati. Promosso Netflix, bocciato per l'ennesima volta Snapchat.
Facebook convince i mercati
Il fatturato è cresciuto ma continua a rallentare, l'utile ha superato le attese e gli utenti aumentati molto adagio. I risultati di Facebook non sono stati così diversi da quelli pubblicati a luglio e puniti con un fragoroso crollo del titolo. Questa volta però Mark Zuckerberg sembra aver convinto i mercati a cambiare prospettiva: ci saranno tassi di crescita anno su anno più vicini al 20 che al 40% e margini abbondanti ma più ristretti di un tempo. Il gruppo ha incassato 13,73 miliardi di dollari, con un progresso anno su anno del 33%. Si conferma un deciso rallentamento della crescita, che era stata del 42% lo scorso trimestre e del 49% in quello precedente. L'utile è stato di 5,13 miliardi di dollari. Un record storico, anche se il +9% anno su anno conferma il rallentamento. Gli iscritti che usano Facebook ogni giorno dell'1,36% rispetto al trimestre precedente, il progresso più lento di sempre.
Apple, i record non bastano
Il miglior bilancio di sempre non è bastato alla Mela per conquistare Wall Street, nonostante ne abbia superato le aspettative. L'utile è cresciuto del 32%, a 14,13 miliardi di dollari. Il fatturato del 20%, a 62,9 miliardi di dollari. Continua a lievitare il comparto dei servizi. Stagnano però gli iPhone venduti: 46,9 milioni di unità, meno del previsto. I prezzi sempre più salati permettono però di fare cassa: un anno fa ogni utente spendeva in media 618 dollari per un iPhone; adesso ne spende 793. Più di quanto stimato, a conferma di una forte propensione all'acquisto di modelli costosi. Indicazioni miste, dunque.
E allora cosa ha trascinato in pesante rosso il titolo di Apple? Ha pesato soprattutto la stima per gli incassi del trimestre in corso, quello più ricco dell'anno (tra black friday, cyber monday e Natale): Cupertino prevede un giro d'affari tra 89 e 93 miliardi di dollari. I mercati puntavano a 93 miliardi. C'è di più: Apple ha rivelato che, dal prossimo anno, non svelerà più le unità vendute dei propri prodotti. È stato percepito come un segnale di debolezza, anche se potrebbe rivelarsi una scelta vincente visto che (al momento) il numero dei dispositivi venduti è oggi l'anello debole di una ricca catena.
L'ottobre nero di Amazon
Jeff Bezos non è abituato a cali post-trimestrale. Eppure la pubblicazione dei conti gli sono costati (personalmente) circa 30 miliardi di dollari. Sono il frutto di un ottobre nero, con un calo delle azioni del 19 (in gran parte accumulato nella seduta precedente e nelle due successive alla trimestrale) che ha riportato la capitalizzazione sotto i mille miliardi.
Per Amazon è stato un trimestre record: gli utili hanno sfiorato i 3 miliardi di dollari e il fatturato è arrivato a 56,6 miliardi. Il giro d'affari è cresciuto del 29% anno su anno ma ha deluso le attese. Ed è il secondo trimestre consecutivo che succede. Più ancora, però, hanno pesato le previsioni per il ricco ultimo trimestre dell'anno: fatturato tra i 66,5 e i 72,5 miliardi (contri i 73,9 miliardi attesi), che si tradurrebbe in una crescita anno su anno tra il 10 e il 20% (in frenata rispetto alle annate precedenti).
Alphabet, il silenzio non paga
Il mercato non ha perdonato neppure Alphabet. Il fatturato è cresciuto del 21%, a 33,7 miliardi, ma non ha centrato (seppur di poco) il target dei 34 miliardi fissato dagli analisti. Per sostenere il titolo non sono bastati i brillanti utili da 9,2 miliardi di utile (+37%), che segnano un rilancio dopo il risultato netto del trimestre precedente, fiaccato dalla mega-multa dell'Ue. Le sedute in rosso seguite alla trimestrale sembrano comunque influenzate anche dal periodo delicato che sta affrontando Mountain View. In assenza di di risultati strabilianti, i riflettori sono tornati sui nodi della compagnia: l'offensiva delle autorità europea, le polemiche negli Stati Uniti sulla scarsa trasparenza degli algoritmi, il discusso progetto di un motore di ricerca censurato in Cina e la protezione (con corposa liquidazione) garantita a Andy Rubin, il papà di Android accusato di molestie sessuali. Tutti aspetti sui quali Alphabet ha preferito il silenzio. Una scelta che non sempre paga.
Netflix fa il pieno di utenti
Dopo una secondo trimestre deludente, Netflix ha ripreso a correre con un balzo del titolo a due cifre. L'utile è stato di 402,8 milioni di dollari, ben oltre le attese degli analisti. Un anno fa si era fermato a 129,6 milioni di dollari. I ricavi hanno sfiorato i 4 miliardi (in linea con le previsioni) e segnano un progresso anno su anno del 34%. A spingere le azioni, più che il conto economico, è stato il numero degli utenti. Tra luglio e settembre sono cresciuti di 7 milioni, un terzo in più delle stime di Wall Street. Il dato è confortante non solo perché migliore del previsto, ma anche perché segna un'inversione di tendenza.
Tra aprile e giugno, infatti, Netflix aveva deluso, con poco più di 5 milioni di nuovi abbonati. Serviva una risposta, per capire se fosse stato un inciampo o una tendenza. I 7 milioni di iscritti raccontano un passaggio a vuoto senza effetti nel medio periodo. Il margine operativo è stato migliore del previsto. Era atteso (da Netflix) al 10,5%. È arrivato al 12%, anche se si deve alla dilazione di alcuni pagamenti che impatteranno su margini e utile del trimestre in corso. Una prospettiva che però non ha preoccupato gli analisti visto che resta coerente con i forti investimenti nella produzione di contenuti originali.
Microsoft sempre più sulla nuvola
Microsoft soddisfa Wall Street, grazie a utili e fatturato oltre le attese: 8,8 miliardi di risultato netto e 29,08 miliardi di giro d'affari. Continua a lievitare il comparto Cloud, uno tra i più redditizi: vale 8,5 miliardi, cresce del 47% ogni anno (un ritmo superiore al gruppo nel suo complesso) e conferma quanto stia avendo successo il percorso di transizione avviato dal ceo Satya Nadella da quando, nel 2014, è arrivato al comando del gruppo. Microsoft deve essere, prima di tutto, una società di servizi. E il Cloud è il “contachilometri” di questa strada. Negli ultimi quattro anni, le azioni di Microsoft hanno triplicato il proprio valore e negli ultimi 12 mesi si sono apprezzate del 20%.
Twitter, premiata la continuità
Twitter chiude il suo quarto trimestre consecutivo in utile e i mercati chiudono un occhio sul pesante calo degli utenti. Il titolo ha preso a correre dopo la pubblicazione dei risultati. Il fatturato è stato di 758 milioni di dollari, il 29% in più rispetto allo scorso anno. Sono i maggiori incassi e non taglio dei costi a guidare a un utile record: 789 milioni di dollari. Di tutt'altro tenore è il dato sugli utenti. Quelli attivi ogni mese sono stati 326 milioni, 4 milioni in meno rispetto a un anno fa e addirittura 9 rispetto al trimestre precedente. Secondo la piattaforma guidata da Jack Dorsey, la contrazione sarebbe dovuta soprattutto agli sforzi fatti per ripulire Twitter da bot e contenuti nocivi. Wall Street ha dimostrato di credere a questa versione e, soprattutto, ha scelto di premiare la continuità: un anno intero anno in utile è un elemento confortante per una società che, prima, aveva sempre accusato perdite nette.
Snapchat, ennesima bocciatura
Snapchat è in questa lista più per la notorietà del nome che per il valore di borsa. La capitalizzazione è ormai sotto i 9 miliardi di dollari, meno di un quarto rispetto ai massimi. L'ultima trimestrale certifica (una volta di più) la crisi. Rispetto allo scorso settembre, la platea è cresciuta del 5%. Ma gli utenti dell'app calano da due trimestri e quelli attivi ogni giorno sono 186 milioni. La società si aspetta un ulteriore flessione nel trimestre in corso, che riporterebbe gli utenti attivi del social ai livelli di fine 2017. Un anno senza crescita. Non bastano i passi avanti del conto economico (comunque ancora lontano dalla profittabilità): il fatturato ha sfiorato i 298 milioni, in crescita del 43% anno su anno, e la perdita netta (tagliata di un quarto) è di 325 milioni di dollari.