Certo, una trimestrale si ricorda per i suoi numeri. Questa di Facebook, però, porta con sé anche altro: un cambio di prospettiva e una piccola rivoluzione. A Mark Zuckerberg sono serviti mesi, ma alla fine sembra essere riuscito a convincere i mercati: ci si abitui a conti positivi ma non più strabilianti.
Il titolo, infatti, è salito nonostante risultati misti, non molto migliori rispetto a quelli diffusi a luglio: il fatturato cresce ma rallenta, l'utile è migliore delle attese, gli utenti reggono. La piccola rivoluzione è in un paio di frasi pronunciate dal ceo: il futuro di Facebook non è sulla bacheca ma nelle chat e nelle Storie.
Il fatturato continua a rallentare
Facebook ha incassato 13,73 miliardi di dollari. È il nuovo massimo storico, ma resta poco al di sotto delle previsioni degli analisti. Il progresso anno su anno è del 33%. Numeri che farebbero stappare bottiglie di champagne a quasi tutte le imprese del mondo, che però non fanno gioire Menlo Park. Si conferma infatti un deciso rallentamento della crescita, che era stato del 42% lo scorso trimestre e del 49% in quello precedente. Tutto previsto, però. Facebook lo ripete da qualche mese: in futuro, gli investitori dovranno abituarsi a tassi di crescita più vicini al 20% che oltre il 40%. Lo scorso luglio il responsabile finanziario David Wehner aveva parlato di un ulteriore rallentamento “a una cifra” ma non lontano dal 10%. I mercati hanno apprezzato le aspettative per il prossimo trimestre: il ritmo dovrebbe rallentare ulteriormente, ma in modo meno significativo. Un segnale di tenuta in un momento complicato. In altre parole: le aspettative erano così basse che prospettive anche solo discrete sono state accolte con sollievo.
Le spese pesano su margini e utile
L'utile è stato di 5,13 miliardi di dollari (1,76 per azione). Anche in questo caso è il record storico. E anche in questo caso (+9% anno su anno) c'è un deciso rallentamento. Ma, a differenza del fatturato, il risultato netto ha battuto le attese. Si assottigliano ulteriormente, però, i margini (cioè la percentuale di quanto resta in tasca a Facebook al netto delle spese). Tra aprile e giugno, il margine operativo è stato del 44%, mai così basso da inizio 2017. Era arrivato al 57% nel quarto trimestre dello scorso anno. Tra luglio e settembre è sceso al 42%. Anche in questo caso, Wehner aveva avvertito gli investitori: le spese lievitate porteranno, nei prossimi due anni, a margini attorno al 35%. Secondo Facebook, si tratta di un assestamento che si consumerà soprattutto tra il 2018 e il 2019, perché le spese continueranno a crescere. Poi le oscillazioni dei margini saranno “moderate” negli anni successivi.
Utenti: avanti (molto) adagio
Gli utenti mensili di Facebook sono 2,27 miliardi, 1,49 quelli giornalieri. Entrambi i dati sono (seppur di poco) peggiori delle aspettative di Wall Street. Anche alla voce utenti, il social network cresce ma rallenta. Gli iscritti che usano Facebook ogni giorno sono cresciuti del 9% rispetto allo scorso anno e solo dell'1,36% rispetto al trimestre precedente, il progresso più lento di sempre (era stato dell'1,44% tra aprile e giugno e mai prima degli ultimi due periodi era sceso sotto il 2%). Eppure il mercato non ci ha badato troppo. Perché? Si può spiegare in parte con l'estrema cautela di Facebook, che ha finito per creare aspettative minime. Ma c'entra anche la tenuta sui due mercati più importanti, Stati Uniti ed Europa.
Ue e Usa: perché conta la minoranza
Tra aprile e giugno, Facebook aveva perso quasi un milione di utenti nel Nord America e tre in Europa. Si attendeva questa trimestrale per capire se si fosse trattato di un problema strutturale o di un passaggio a vuoto dovuto (tra le altre cose, almeno nei Paesi Ue) all'arrivo del Gdrp. Le risposte sono arrivate, non eclatanti ma reputate soddisfacenti. Sul mercato americano Facebook ha retto: gli utenti attivi ogni giorno sono 185 milioni. Facebook, migliaio più-migliaio meno, non si schioda da questa cifra ormai da un anno. Tutto sommato una buona notizia, viste le statistiche che confermano la disaffezione dei più giovani, le polemiche sulle interferenze politiche e il caso Cambridge Analytica.
In Europa il calo c'è, ma si è attenuto: il social ha perso un milione di utenti. Eppure il fatturato generato al di qua dell'Atlantico fa un piccolo passo avanti. Significa che Facebook riesce a guadagnare sempre di più da ogni singolo utente (probabilmente perché gli iscritti passano più tempo sulla piattaforma guardando post e annunci). Bisognerà capire quanto influirà la falla da 29 milioni di profili di fine settembre, che potrebbe avere ripercussioni sul trimestre in corso. Nord America ed Europa sono ancora la bilancia su cui pesare le prospettive di Facebook: da qui arriva solo un terzo degli utenti attivi ogni giorno ma oltre il 70% del fatturato.
E al momento la crescita asiatica e del resto del mondo non riuscirebbe a bilanciare un eventuale calo in occidente. Potrebbe farlo dal punto di vista degli utenti (sono stati 36 milioni gli iscritti guadagnati in queste due aree) ma non sul fatturato. Il motivo è semplice: per Facebook un utente di New York vale molto di più di uno Mumbai. La piattaforma ha incassato da ciascun iscritto nordamericano 27,6 dollari e 8,8 dollari da ogni europeo. Solo 2,67 dollari da ogni asiatico e appena 1,8 da chi si connette da resto del mondo.
Il futuro è di chat e Storie
Nel comunicato con cui Mark Zuckerberg ha svelato i conti c'è una frase in bella evidenza: “Stiamo costruendo il miglior servizio per messaggi privati e Storie”. Zuckerberg ha poi spiegato di cosa si tratta. Ed è una rivoluzione: “Tutte le tendenze che stiamo vedendo suggeriscono che, in un futuro non troppo lontano, gli utenti condivideranno più contenuti nelle Storie che sul Feed”. E “le persone inviano più foto, video e link su WhatsApp e Messenger che sui social network”. Tradotto: l'avvenire non appartiene alla bacheca ma a chat private e contenuti a scomparsa. I numeri dicono che gli utenti inviano 100 miliardi di messaggi e condividono 1 miliardo di Storie al giorno sulle app di Facebook.
Ed è curioso che tra gli avversari, Menlo Park citi iMessage ma mai Snapchat (cui ha soffiato l'idea delle Storie). Snobismo o reale convinzione di aver annientato un concorrente in forte difficoltà? La prospettiva di migrare dalle bacheche a chat e Storie significa anche cercare nuove formule per guadagnare, tramite pubblicità, dati, comunicazione tra utenti e imprese.
La società sta testando alcune possibilità, ma conferma di essere ancora “ai primi passi”. Il grosso del fatturato, per ora, continuerà ad arrivare da Facebook e Instagram. Il futuro è comunque una maggiore integrazione tra piattaforma sorelle. Zuckerberg non lo dice, ma lo dimostra svelando nuovi dati aggregati. Più di 2,6 miliardi di persone usano Facebook, WhatsApp, Instagram o Messenger ogni mese (contro i 2,5 miliardi dello scorso trimestre) e più di 2 miliardi si connettono ogni giorno alle app della famiglia.