Spartiacque. Nuova era. Ripartenza. Le etichette si sprecano per la giornata di oggi che nel gruppo siderurgico Ilva segna ufficialmente l'avvento del nuovo gestore: la multinazionale Arcelor-Mittal (leader mondiale dell'acciaio) attraverso la società Am Investco. L'ufficializzazione delle assunzioni che ci sarà oggi rappresenta infatti, almeno nelle attese, il primo segnale concreto del nuovo corso dell'Ilva.
Sui 13.800 addetti che oggi costituiscono la forza organica dell'Ilva, oggi solo in 10.700 - di cui 8.200 a Taranto - conosceranno l'assunzione con la nuova società. Verrà loro comunicato attraverso il portale aziendale MyIlva al quale ogni lavoratore accede con la propria password per vedere di solito la busta paga. Domani, però, sara' diverso: tutti andranno sul sito per vedere se fanno parte dei 10.700 oppure se rimarranno con l'amministrazione straordinaria di Ilva e, quindi, in cassa integrazione. La lettera dovrebbe essere "postata" nel primo pomeriggio. Contestualmente con Postel partiranno le raccomandate ai destinatari con l'originale della lettera.
I criteri per le assunzioni
"Chi avrà la lettera, che è una proposta di assunzione - spiega Francesco Brigati della Fiom Cgil Taranto - avrà 15 giorni di tempo per decidere se accettare o meno. Con la lettera dovrà poi presentarsi presso specifici punti allestiti in fabbrica, consegnarla, e qui gli verrà indicata la data in cui dovrà presentarsi per firmare l'assunzione vera e propria". Ruolo operativo ricoperto, strategicità del reparto di appartenenza, anzianità aziendale, carichi di famiglia sono tra i criteri che hanno portato Mittal a scegliere chi "ingaggiare". "Chi non è stato assunto da Mittal - prosegue Brigati - il 31 ottobre avrà una giornata di permesso retribuito, si vedrà disattivare il proprio badge di ingresso nello stabilimento e dall'1 novembre sarà con Ilva in amministrazione straordinaria in cassa integrazione". Per informazioni e chiarimenti sarà operativo anche un numero verde: 800.583.388.
A Taranto saranno 8.200 gli assunti di Mittal su una forza organica di circa 10.800. Il che vuol dire che 2.600 resteranno con la gestione dei commissari. Arcelor Mittal ha già consegnato ai sindacati i numeri occupazionali reparto per reparto, indicando la quantità di personale che serve per produrre in una prima fase 6 milioni di tonnellate di acciaio che in seguito saliranno ad 8. I lavoratori sino al 31 dicembre saranno assunti da Mittal con la formula del distacco mobile da Ilva. Dall'1 gennaio 2019, invece, saranno dipendenti a tutti gli effetti di Am Investco. Coloro che rimarranno in cassa integrazione con l'amministrazione straordinaria dovranno attendere gli incontri tra sindacati e Ilva per vedere quando e come si muove il progetto di bonifica della fabbrica affidato ai commissari. Un incontro è in calendario il 21 novembre. Si calcola che circa 300 lavoratori potrebbero essere impegnati.
E le bonifiche?
Per i commissari, non si tratta di mettere ambientalmente a norma tutto il siderurgico ma solo la parte non produttiva che non interessa a Mittal. I commissari hanno a disposizione per questo circa un miliardo di euro derivante dalla transazione con i Riva (le risorse rientrate dall'estero). Mittal, da parte sua, investirà nell'ambiente un ulteriore miliardo o poco più. In totale, quindi, sono oltre due i miliardi postati sulla voce ambiente. A metà 2023 l'operazione risanamento deve concludersi anche se Mittal si è impegnata ad accelerare i tempi ed in effetti un primo pezzo di copertura dei parchi minerali (l'opera emblema della bonifica) dovrebbe essere pronto già nella primavera prossima. Sino a metà 2023 è anche la durata della cassa integrazione perché correlata alla durata dell'amministrazione straordinaria anche se da più parti non si escludono proroghe.
Il destino di chi resta fuori
Tuttavia la partita occupazionale non si chiude tutta oggi. Ci sono infatti altri passaggi in corso. Rispetto alla platea dei 13.800 totali, i numeri stanno un po' scendendo perché molti lavoratori (giovani soprattutto, con un'età media tra i 37 e i 40 anni) hanno deciso di andarsene prima con l'esodo volontario anticipato. Che è una possibilità offerta dall'accordo al Mise. Chi va via adesso, percepisce, in aggiunta al proprio Tfr, un incentivo di 100.000 euro lordi (circa 77.000 netti) e due anni di Naspi, l'indennità di disoccupazione. L'incentivo è a scalare. Decresce se si sceglie di andar via dall'Ilva più in là nel tempo (diversi hanno scelto tale opzione). Sino a pochissimi giorni fa alla sede di Taranto erano giunte circa 500 domande di accesso all'incentivo (fonti sindacali) e quasi 400 transate.
Accettando la transazione con l'azienda, il lavoratore è fuori da Ilva e chiude il proprio rapporto con l'azienda. L'ideale sarebbe coprire con l'incentivo l'intera quota di coloro che non saranno assunti da Mittal, in modo da non avere esuberi quando terminerà la cassa integrazione. Ma questo sarà impossibile e anche raggiungere i 1.500 esodi volontari a Taranto appare, al momento, molto arduo. Viene in soccorso, allora, una clausola dell'accordo al Mise, che prevede che chi non riceve la lettera da Mittal e non è interessato all'incentivo, da metà 2023 e non oltre il 2025 riceverà comunque una proposta di assunzione da Mittal. Invece non riceverà alcuna ulteriore offerta di assunzione chi, avendo ricevuto la lettera, nei prossimi giorni rifiuterà di passare a Mittal. Questi rimarrà in "cassa" sin quando durerà. Infine, è in ballo un'altra possibilità: scremare l'organico di Ilva riaprendo il canale di accesso al pensionamento agevolato per i lavoratori esposti all'amianto. Strumento già usato molti anni. Ma la riapertura di questo canale è per ora solo un qualcosa di cui si sta discutendo in commissione Lavoro alla Camera.