È presente in 6 continenti, 65 paesi, 600 città. Ha letteralmente rivoluzionato il mercato della mobilità urbana e messo all’angolo il mondo dei taxi. Stiamo parlando di Uber, naturalmente, e di cosa il futuro riserva all’app, o forse, al contrario, l’app al futuro. La strada intrapresa da Uber ce la spiega, intervistato da Repubblica, Dara Khosrowshahi, iraniano, 49 anni, l’uomo chiamato a guidare l’azienda dopo l’allontanamento di uno dei suoi fondatori, Travis Kalanick, avvenuto a giugno del 2017 a causa di una mala gestione dell’app che aveva contribuito a creare. Per parlare del futuro della mobilità Khosrowshahi è la persona perfetta, perché, come tantissimi altri aspetti della nostra vita, il futuro è ad un’applicazione di distanza.
Parla infatti di macchine esclusivamente elettriche entro il 2025, lo ha promesso a Londra, e apre fortemente le braccia nei confronti dei tassisti, la categoria contro la quale più volte Uber si è ritrovata a duellare, anche in tribunale. L’invito è quello per tutti la categoria dei tassisti ad utilizzare l’app per il loro lavoro, una richiesta esplicita di passare dall’altra parte della barricata, ma non si aspetta salti di gioia come risposta “A non tutti interesserà. Ma molti sono consapevoli il loro business potrebbe aumentare grazie alla tecnologia. L’Italia è ferma a una legge del 1992. Non esisteva nemmeno Google a quei tempi. Quella legge va rivista, con il rispetto e il dialogo, chiedendosi cosa davvero serve oggi”.
La proposta di mr. Uber
L’offerta è in pratica quella di poter beneficiare di un bonifico settimanale da parte di Uber e ricevere istantaneamente i proventi di una sola corsa al giorno; in più potranno aggiungere la mancia al prezzo della corsa; collaborare con Uber per i tassisti significherà pagare il 7% sulle corse nella fase iniziale. Un compromesso tutto sommato interessante e che potrebbe permettere anche al cliente di usufruire contemporaneamente dei servizi in più forniti dall’app. Un’app Uber che si è imposta in maniera piuttosto presuntuosa sul mercato; più volte è finita davanti ad un giudice per la questione patenti. La spiegazione a tali proteste è piuttosto facile e la domanda che tanti governi si sono posti prima di permettere che l’azienda operasse è del tutto legittima: chi sono questi guidatori? E che garanzie possono dare circa la sicurezza dei passeggeri?
Verso i taxi a guida autonoma
Perché non basta verificare i feedback proposti di chi si prenderà la responsabilità di riportarci a casa dopo una serata alcolica per testarne effettivamente la capacità come autista. E Khosrowshahi, sugli errori commessi da Uber negli anni, a domanda risponde sicuro: “Non aver ascoltato. La difficoltà di questo settore sta nel suo essere locale, per le regole vigenti, l’attitudine delle amministrazioni, di chi opera nel trasporto. Londra vuole azzerare le emissioni e noi abbiamo annunciato che entro il 2025 i veicoli saranno tutti elettrici. Ma questa è Londra, altrove le esigenze potrebbero esser diverse”. A
nche la domanda successiva del giornalista italiano è doverosa: Con i taxi a guida autonoma non avrete più bisogno di autisti? Si perché quando ormai si parla di futuro dell’automobile è un futuro nel quale noi esseri umani non siamo compresi. Ma Mr. Uber su questo ci tranquillizza: “È una distopia dipinta dalla stampa quella della sostituzione dell’uomo da parte della macchina. La tecnologia aumenta le capacità delle persone, lo smartphone ci aiuta a fare cose prima impossibili. Ma chi ha provato a eliminare del tutto i lavoratori nella produzione, come Tesla, ha fallito. Le macchine a guida autonoma interverranno in tracciati semplici, gli autisti continueranno a avere un ruolo fondamentale”. Uber ne è un classico esempio in questo, per quanti lavoratori mette in difficoltà a molti di più crea nuove possibilità lavorative “Su Uber abbiamo tre milioni e mezzo di autisti. Se innovi devi anche saper costruire delle opportunità”.