Strike: Mark Zuckerberg ha abbattuto tutti i birilli. In un anno e mezzo si sono allontanati da Facebook i sei co-fondatori delle società coinvolte nelle tre maggiori acquisizioni del gruppo: WhatsApp, Instagram e Oculus.
C'è chi ha lasciato in aperta polemica con il fondatore, chi ha scelto di andarsene ringraziandolo e chi è stato cacciato a pedate. Storie e percorsi differenti, ma con un dato di fatto: Zuckerberg è sempre più al centro della sua galassia.
Se ne va anche il co-fondatore di Oculus
L'ultimo a salutare è stato il co-fondatore di Oculus, Brendan Iribe. La società che sviluppa visori per la realtà virtuale era stata acquisita nel 2014 per 2 miliardi di dollari. Secondo Techcrunch, l'uscita di Iribe sarebbe dovuta allo stop del progetto “Rift 2”, il nuovo visore per pc. Facebook starebbe concentrando investimenti e impegno su prodotti senza fili, come Go e Quest. Menlo Park non ha smentito le ragioni che hanno portato Iribe lontano dalla compagnia, ma ha spiegato che non intende abbandonare la divisione pc e che è prevista in futuro il lancio di un nuovo Rift. Non si sa però quando.
Il post con cui Iribe saluta Facebook è piuttosto canonico. Ringrazia il suo team e i vertici di Facebook, compreso Mark Zuckerberg. Particolare non scontato in questo periodo: Kevin Systrom e Mike Krieger non lo hanno fatto quando è stato il momento di lasciare Instagram. Iribe definisce “incredibili” gli anni trascorsi nel gruppo: “Abbiamo avviato una rivoluzione che cambierà il mondo in modi che non possiamo neanche immaginare”, anche se “il viaggio è appena iniziato”.
“Ogni parte di realtà virtuale e aumentata deve migliorare, in particolare l'hardware e la tecnologia di base, e Oculus ha il miglior team al mondo per farlo. Anche se siamo ancora lontani dai magici occhiali intelligenti che tutti noi sogniamo, ora sono quasi alla nostra portata”. Il messaggio si chiude con il classico “vedremo”. Adesso è il momento di “ricaricare le batterie”.
Palmer Luckey, la stella caduta
Più burrascoso era stata la separazione tra Facebook e l'altro co-fondatore di Oculus, Palmer Luckey. Questo ragazzotto era diventato il testimonial dei suoi visori. Poco più che ventenne aveva creato la società. Il suo stile iper-nerd, con le sue discutibili camicie hawaiane e un fisico lontano dai canoni della Silicon Valley salutista lo avevano reso molto popolare. Sembrava avviato a una grande carriera. Si è eclissato tra la fine del 2016 e il 2017.
Prima arriva un articolo del Daily Beast, secondo il quale Luckey avrebbe sostenuto Nimble America, un'organizzazione che ha usato il web per appoggiare la corsa di Donald Trump. Nulla di male (anche perché Luckey non ha mai nascosto le simpatie repubblicane).
Peccato che Nimble America utilizzi contenuti non convenzionali, come meme denigratori nei confronti di Hillary Clinton. Poi Facebook viene trascinato in tribunale da Zenimax perché Oculus avrebbe infranto alcuni brevetti. Qualcosa si rompe. E quando è il momento di scegliere il nuovo vicepresidente a capo della realtà virtuale del gruppo, Zuckerberg sceglie un esterno: Hugo Barra di Xiaomi. Luckey è ai margini. Eppure afferma che la scelta di andarsene non è stata sua.
Instagram e Whatsapp
Iribe ha retto quattro anni e mezzo. I fondatori di Instagram due in più. È infatti il 2012 quanto arrivano a Menlo Park. Kevin Systrom e Mike Krieger si sono dimessi a settembre, a causa delle crescenti tensioni con Mark Zuckerberg. Il capo vuole una maggiore integrazione tra Facebook (che attraversa un momento di difficoltà) e il social fotografico.
Nessuna protesta palese, ma non è sfuggita la freddezza nei confronti del ceo, "dimenticato" nel post di commiato. L'addio di Brian Acton, co-fondatore di Whatsapp era stato silenzioso. Nel 2017 non aveva fatto clamore. Poi, però, ha prima aderito alla campagna #DeleteFacebook seguita al caso Cambridge Analytica. Poi ha raccontato nei particolari lo scontro con Zuckerberg. Questa volta la crepa si è aperta sullo sfruttamento per fini commerciali dei dati di Whatsapp. L'altro fondatore dell'app, Jan Koum, ha aspettato aprile 2018 prima di salutare. Stesse ragioni del collega. Ha aspettato però di incassare l'ultima “rata” con cui Facebook comprò la società nel 2014.