Il patron del gruppo tecnologico americano Salesforce, Marc Benioff, e sua moglie Lynne hanno acquistato la prestigiosa rivista americana Time per 190 milioni di dollari. Ed è l'ennesimo esempio di un miliardario hitech che corre in soccorso della stampa tradizionale in difficoltà.
La coppia Benioff ha acquistato Time a titolo personale e l'accordo, che si chiuderà nei prossimi 30 giorni, non ha alcun legame con Salesforce Group, il cui amministratore delegato e fondatore è proprio Marc Benioff, ha fatto sapere la società Meredith, proprietaria del magazine. "Il signor e la signora Benioff non parteciperanno alle attività quotidiane del giornale o alle decisioni editoriali, che rimarranno nelle mani del team che gestisce attualmente Time", si legge nel comunicato con cui è stato dato l'annuncio. Meredith aveva annunciato a marzo che era alla ricerca di un acquirente per quattro riviste, tra cui Time, Fortune e Sports Illustrated.
Marc Benioff si unisce ad un altro big della tecnologia, Jeff Bezos, il proprietario di Amazon, che possiede un altro prestigioso nome della stampa americana, il Washington Post. È uno dei 500 uomini più ricchi del pianeta, ha creato una società entrata nel gotha della tecnologia mondiale e adesso (assieme alla moglie) è anche editore di Time.
La storia imprenditoriale di Benioff
Mark Benioff è stato il fondatore, ceo e principale azioni di Salesforce. La compagnia, fondata nel 1999, ha sede a San Francisco. Ha una capitalizzazione che sfiora i 120 miliardi. Cioè, per dare un'idea delle dimensioni, appena quindici meno di Ibm. E cinque volte il valore di borsa di Twitter. Eppure il suo nome non è così noto. Motivo: Salesforce lavora dietro le quinte. Si occupa infatti di cloud computing per il customer relationship management. Tradotto: vende alle imprese servizi digitali per gestire i clienti e conquistarne di nuovi. Partendo dai dati per arrivare all'incremento delle vendite.
Un modello come questo, con i software venduti su abbonamento e non una volta per tutte come i programmi tradizionali, è sempre più diffuso. E oggi pare la norma. Ma Salesforce è stato uno degli apripista su vasta scala, tanto che si deve proprio a Benioff l'espressione "platform as a service" ("piattaforma come servizio"). Cioè piattaforme che i clienti possono utilizzare per la propria attività, senza le beghe del suo sviluppo e della sua manutenzione.
I numeri impressionanti del re del cloud computing
Nel 2018, la società ha avuto diversi riconoscimenti, sia dai propri dipendenti che dal mercato. È stata premiata da Fortune come la migliore società in cui lavorare. E dall'inizio dell'anno il suo titolo si è apprezzato del 50%. Merito di un bilancio cresciuto in modo significativo. Nel secondo trimestre 2018, Salesforce ha generato un fatturato di 3,28 miliardi di dollari, il 27% rispetto allo stesso periodo del 2017. Per la fine dell'anno fiscale, stima di andare oltre i 13 miliardi di dollari. Lo scorso anno aveva per la prima volta superato i 10. Buone notizie per le tasche di Benioff, che negli ultimi mesi ha guadagnato circa 200 posizioni nella classifica degli uomini più ricchi del mondo. Con una fortuna di 6,7 miliardi, è 241esimo.
Il suo ruolo da editore del Time
Come sarà Benioff editore? Ha già fatto sapere che non parteciperà alla vita quotidiana di redazione, sostenendo di vedere nel Time grande potenziale economico. La carriera dell'imprenditore farebbe pensare a una forte tendenza al digitale, come già fatto da Jeff Bezos con il Washington Post. La sua vita privata racconta un uomo attento alla filantropia e con simpatie democratiche.
Ha appoggiato Hillary Clinton nelle presidenziale del 2016 e ha partecipato a campagne in difesa dei diritti Lgbt. In Salesforce ha lanciato il "modello 1-1-1", poi seguito da centinaia di altre imprese. Consiste nel restituire alle comunità l'1% delle ore lavorative (che i dipendenti impiegano nel volontariato), l'1% del capitale azionario (che si traduce in donazioni di vario genere) e l'1% dei prodotti (destinati a organizzazioni no-profit per migliorare la loro efficacia).
Mark Benioff non è il primo big della tecnologia a sentire il richiamo della stampa. La spesa, per un uomo con una fortuna stimata di 6,7 miliardi di dollari, non è poi così esosa. Così come non lo è stata, tutto sommato, per i colleghi che hanno fatto la stessa scelta.
Jeff Bezos e il Washington Post
Il caso più famoso è quello di Jeff Bezos. Il fondatore di Amazon, oggi uomo più ricco del pianeta, ha comprato il Washington Post nel 2013 per 250 milioni di dollari. In contanti (come Benioff) e senza coinvolgere le casse di Amazon (così come anche Salesforce è fuori dall'affare Time). In altre parole: entrambi hanno deciso di investire di tasca propria. I due giornali sono di loro proprietà e non sono controllati dalle loro compagnie.
La vedova di Steve Jobs e The Atlantic
Nel luglio 2017, la maggioranza del magazine americano The Atlantic è stato acquisito da Emerson Collective. È un'associazione fondata nel 2004 che si occupa di filantropia, istruzione, diritti umani e mondo dei media. La sua presidente (oltre che fondatrice e finanziatrice) è Laurene Powell Jobs, vedova di Steve. Grazie alle sue quote di Apple e Disney è il 45esimo essere umano più ricco al mondo, con un patrimonio di 20,4 miliardi di dollari.
Jack Ma e il South China Morning Post
Nel 2016, i fondatore di Alibaba Jack Ma ha deciso di comprare il South China Morning Post, testata cinese in lingua inglese. A differenza di Benioff, Bezos e Powell Jobs, in questa l'operazione ha visto la società come compratore. "La cosa più importante - spiegava Ma nel 2016 - è che i media siano obiettivi, giusti e imparziali". Sul perchè sia stata Alibaba e non lui ad acquistare la testata, ecco una possibile spiegazione: "Grazie ai dati e alle fonti del nostro ecosistema il giornale può coprire Cina e Asia in modo più accurato".
Patrick Soon-Shiong e il Los Angeles Times
In un settore tecnologico diverso dal digitale "puro" si muove Patrick Soon-Shiong. è un imprenditore-medico diventato miliardario grazie alle biotecnologie. Nato in Sudafrica da genitori cinesi, ha cittadinanza americana e un patrimonio di 7,2 miliardi (221esimo più ricco del mondo). Vuole portare la rivoluzione digitale nella sanità e su questi temi è stato consigliere di Trump durante la transizione presidenziale. All'inizio del 2018 ha sborsato 500 milioni per la proprietà del Los Angeles Times e del San Diego Union-Tribune.